La centrale idroelettrica nel Parco Nazionale del Pollino rischia di compromettere l’intero ecosistema fluviale del Frido.
Questa la denuncia, contenuta in un comunicato ufficiale, di WWF di Basilicata che dichiara:
“Speravamo che la vicenda della Centrale idroelettrica sul fiume Frido fosse stata definitivamente archiviata dopo l’interruzione dei lavori nel 2017, per esecuzione delle opere in difformità dal progetto e la conseguente ordinanza di riduzione in pristino dello stato dei luoghi disposta meritoriamente dall’Ente Parco del Pollino.
Invece, grazie ad una serie arzigogolata di atti, per ultima la D.G.R. n°42 del 20/01/2020, la Regione Basilicata ha rideterminato i termini di validità del giudizio favorevole di compatibilità ambientale, rilasciato nel lontano 2013 per un periodo di 18 mesi decorrenti dalla comunicazione della data di ripresa dei lavori, riaprendo così la controversa vicenda.
La realizzazione della centrale idroelettrica nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, nel comune di Viggianello in Zona 1, l’area di massima tutela, aveva già provocato infatti un impatto negativo nell’area protetta con lo sbancamento di una parte del versante del fiume Frido, sradicamenti di alberi, aperture di piste, modifica dell’alveo fluviale, compromettendo il delicato e prezioso ecosistema del Frido, tra i maggiori corsi d’acqua del Pollino.
Il progetto prevedeva la massima tutela dell’habitat della lontra e della trota fario, utilizzando la condotta forzata attraverso strade e tratturi già esistenti, come la stradina di servizio della fognatura di 3 metri massimo di larghezza e non di una strada larga in alcuni punti più di 30 metri, cancellando il bosco ripariale e occludendo l’alveo del fiume con detriti di scavo.
Vicenda oggi più che mai da biasimare in un momento di grave crisi idrica che deve essere affrontata con un’oculata gestione dei bacini idrografici, avviando urgentemente una diffusa azione di riqualificazione degli stessi fortemente compromessi dal consumo di suolo e dall’artificializzazione della rete idrica superficiale.
I parchi nazionali devono prioritariamente garantire la conservazione della biodiversità e non pensare ad ipotesi di sviluppo industriale che, al contrario, non possono che essere impattanti proprio su quei valori di naturalità da preservare.
Anche da un punto di vista strettamente economico, il valore dei servizi ecosistemici che gli ambienti del Parco del Pollino offrono alle comunità è di sicuro alla lunga superiore al beneficio che la centrale potrebbe portare a pochi nell’immediato.
Il quindicesimo obiettivo dell’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile punta a proteggere e ripristinare gli ecosistemi terrestri: utilizzare in modo sostenibile le foreste, fermare la desertificazione e il degrado del territorio, salvaguardare la biodiversità.
Purtroppo la protezione delle aree protette e la salvaguardia della diversità biologica lasciano a desiderare: in l’Italia varie specie animali e vegetali sono nella lista rossa del WWF.
Anche se favorevoli a forme di energia rinnovabili, dobbiamo sempre tener presente che se l’ecosistema si degrada, la vita animale e vegetale ne patisce e ne patiamo anche noi che ne facciamo parte.
Per tali ragioni confidiamo, ancora una volta, nel buon senso delle istituzioni interessate affinché blocchino definitivamente la realizzazione della centrale che non può essere portata avanti sulla base di un’autorizzazione di quasi 10 anni fa e che sicuramente apporterebbe danni gravi ai delicati equilibri ambientali del Parco”.