“Ci aspettavamo un segno di riconoscimento per tutti i professionisti della sanità, mandati in prima linea senza le dotazioni indispensabili, che oggi rischiano quotidianamente la propria vita per arginare la pandemia da ‘coronavirus’ e salvare la vita di tutti i cittadini affetti dal virus, invece con il decreto ‘cura Italia’ ricevono solamente un ‘pugno allo stomaco’ che fa veramente male”.
È questo il commento lapidario di Giuseppe Carbone, Segretario Generale della FIALS, subito dopo la lettura sulla gazzetta ufficiale del decreto legge 18 del 2020:
“Vergogna, una inqualificabile vergogna, un’offesa all’intelligenza dei professionisti della salute, alla loro dignità professionale, da parte di questo Governo che nel decreto li ignora totalmente.
Condivido quanto dichiarato dal Segretario Nazionale, una norma che concede una mancia economica per il solo mese di marzo di appena 35 euro netti sui 100 mensili destinati ma in rapporto ai giorni di effettivo servizio e congedi parentali per un massimo di 15 giorni, cumulativamente ai genitori per i figli di età non superiore ai 12 anni, ma con una retribuzione solo al 50%.
E’ vero che vi è un’attenzione al personale della sanità a cui spetta, diversamente al congedo parentale, un’indennità nel limite massimo complessivo di 1000 euro, quale bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting per l’assistenza e la sorveglianza dei figli minori fino a 12 anni di età, ma esclude, vergognosamente, diversi professionisti che oggi sono in prima fila in questa dura battaglia per sconfiggere un nemico invisibile, come gli Assistenti Sanitari, i Tecnici Sanitari della Prevenzione, gli ausiliari addetti alla sanificazione.
Non solo, l’accettazione del bonus è legata ai fondi destinati a tale indennità e se i dipendenti non si affrettano a fare domanda all’INPS possono vedere respinta la loro istanza.
Vergogna, vergogna, in questi momenti delicati dove non hanno tempo per un goccio d’acqua o per andare al bagno, devono anche affrettarsi per la domanda all’INPS mentre poteva essere un adempimento decisamente fatto e direttamente dalle aziende sanitarie o dalla stessa INPS.
Un governo volutamente distratto solo nei confronti dei professionisti della salute, a cui, ancora oggi, si denuncia la carenza di dispositivi di prevenzione individuale e si concede, invece, mascherine chirurgiche, ove ce ne fossero e non omologate CE, a cui si nega non solo ‘l’indennità mensile da coronavirus’ ma anche il pagamento, direttamente dallo Stato, della quota di iscrizione all’Ordine Professionale e dell’assicurazione per colpa grave proprio in questi momenti di emergenza dove non è possibile mettere in atto sistemi di medicina difensiva.
Esplode la rabbia di tutti i professionisti della sanità perché da questo decreto hanno ottenuto schiaffi sul viso, oltre alla mortificazione di dover subire un articolato che impone anche lavoro straordinario ad uno stress lavorativo ormai non più sostenibile e che li porta allo stremo delle forze fisiche.
I 250 milioni di lavoro straordinario investiti con questo decreto per i fondi contrattuali aziendali della dirigenza sanitaria e del comparto sanità, significano la possibilità reale per le Aziende Sanitarie di chiedere o imporre in tutto il periodo di emergenza coronavirus ad ogni singolo dipendente o professionista ’15 ore pro capite di lavoro straordinario’ retribuendoli con appena 9 (nove) euro netti all’ora.
VERGOGNA, VERGOGNA.
L’attenta analisi fatta dal Segreterio Nazionale della Fials fa emergere palesemente una presa in giro: concedere ulteriori complessivi dodici giornate usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020 di permessi retribuiti per la legge 104 ma ‘vincolati per la fruizione alle esigenze di servizio’ e quindi la negazione assoluta del diritto per tutti i professionisti oggi impegnati in emergenza in sanità.
Il colmo è che non solo vengono negati i diritti professionali dal decreto ‘cura Italia’ ma gli operatori della sanità e non solo, vengono danneggiati perché il decreto sospende il diritto ad andare in pensione fino alla conclusione dell’emergenza sanitaria ‘coronavirus'”.