Così il premier, Giuseppe Conte, nell’informativa sull’emergenza coronavirus che si è tenuta al Senato questo pomeriggio:
“Sulla risposta sanitaria il governo ha elaborato una strategia in cinque punti.
Il primo è mantenere e far rispettare distanziamento sociale, promuovere utilizzo diffuso di dispositivi di protezione individuale fino a quando non saranno disponibili terapia e vaccino.
Il governo punta a intensificare in tutto il territorio la presenza di Covid hospital per la gestione ospedaliera di pazienti, in modo da ridurre notevolmente il rischio di contagio per operatori sanitari e pazienti, ha annunciato il premier.
Anche per le misure di distanziamento sociale ci saranno alcune modifiche, non ci sfugge la difficoltà dei cittadini nel continuare a rispettare le regole anti contagio e l’aspirazione al ritorno alla normalità.
Imprudenze potrebbero compromettere sacrifici.
Un’avventatezza in questa fase, dettata dalla legittima voglia di ripartire, può compromettere tutti i sacrifici che con responsabilità e disciplina i cittadini hanno fatto finora.
Si prospetta una fase molto complessa: dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni e fare il possibile per preservare l’integrità del nostro tessuto produttivo.
Il motore del Paese deve avviarsi ma sulla base di un programma ben strutturato.
Il governo punta al rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti esistenti e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie.
L’applicazione sarà offerta su base volontaria, non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni o pregiudizi.
Questa emergenza incide sulle fasce più fragili, rischia di creare nuove povertà e lacerare un tessuto sociale già provato.
Abbiamo già compiuto alcuni passi.
Il governo però è consapevole che questi interventi non sono sufficienti: occorre un sostegno alle famiglie e alle imprese prolungato nel tempo ancora più incisivo.
L’intervento economico del governo per affrontare l’emergenza Coronavirus non sarà inferiore a 75 miliardi.
Ai 25 miliardi già contenuti nel decreto Cura Italia il governo invierà una ulteriore relazione di scostamento di bilancio pari a una cifra ben superiore a quella di marzo, una cifra non inferiore a 50 miliardi che si aggiungono a quei 25 per un intervento non inferiore a 75 miliardi.
L’Ue e l’Eurozona non possono permettersi di ripetere gli errori commessi nella crisi finanziaria del 2008, quando non si riuscì a dare una risposta comune.
E’ un rischio che non ci possiamo permettere di correre perché il fallimento nel produrre una risposta adeguata e coraggiosa provocherebbe un grave danno allo stesso progetto europeo.
Sull’ormai strafamoso Mes si è alimentato nelle ultime settimane un dibattito che rischia di dividere l’Italia in opposte tifoserie ma l’intento è procedere con la massima cautela.
Chi esprime dubbi su questa linea di credito contribuisce a un dibattito democratico e costruttivo.
Ritengo che questa discussione debba avvenire in modo pubblico, trasparente, in Parlamento, al quale spetterà l’ultima parola.
Ci sono Paesi in Ue che hanno dimostrato interesse al Mes senza condizioni.
La Spagna ha dimostrato di essere interessata purché non abbia le condizionalità previste prima dell’emergenza.
Rifiutare questa nuova linea di credito significherebbe fare un torto a questi Paesi che ci affiancano nella battaglia in Ue.
In merito al Recovery Fund appoggiamo la proposta francese avendo chiesto di integrarla in modo da rispondere più puntualmente ai requisiti che riteniamo imprescindibili.
Da ultimo è stata presentata una proposta spagnola che pure, ma con qualche suggerimento di variazione, potremmo appoggiare per la sua conformità alle nostre finalità”.