Ecco quanto afferma, in una nota, il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa:
“In questa fase di emergenza sanitaria la questione petrolio in Basilicata emerge ancor di più in tutte le sue contraddizioni.
Sarebbe un errore madornale in questo momento storico, così delicato, continuare a gestire la fase di confronto con le compagnie petrolifere in una sorta di soggezione, anche bypassando le parti sociali.
Ricordiamo che la Regione Basilicata ancora non è giunta a una trattativa con Eni e l’attuale crisi potrebbe completamente cambiare le carte in tavola.
La Basilicata si faccia protagonista e il presidente Bardi intervenga prima che sia troppo tardi.
La sicurezza e la salute dei lavoratori e dei lucani oggi più che mai non può essere merce di scambio.
Allo stesso modo c’è la necessità di non aggiungere ulteriore crisi alla crisi già in atto e i cui sviluppi non tarderanno a mostrare le conseguenze nefaste sul territorio in termini di occupazione e povertà.
La Cgil aveva intravisto e denunciato anzi tempo i rischi di tale sbagliato percorso.
L’unica prospettiva per uscire da questo stallo è il confronto con il governo nazionale per definire un piano di transizione e investimenti e sviluppo che possano collocare la Basilicata fin da oggi in una prospettiva futura di sviluppo.
Si riprenda il piano Green new deal di 55 miliardi di investimenti in 15 anni, previsto dal governo nazionale.
Si pretenda che la Basilicata, che tanto ha dato al Paese in termini energetici senza ricevere quegli investimenti strutturali necessari a uscire dal suo isolamento e colmare il divario con il resto del Paese, sia a capo della quanto mai necessaria uscita dal fossile. Altro che compensazioni o trattative al ribasso.
Basta giocare con il distino e il futuro dei lucani, basta con questo provincialismo medioevale: si apra una chiara trattativa che abbia come orizzonte il futuro della nostra regione da qui al 2030, per affrontare sia la questione che attiene al presente e quindi su come continuare l’attività estrattiva in piena sicurezza e in piena emergenza sanitaria, ma soprattutto per delineare i tempi e le modalità per governare la transizione energetica, l’unica strada percorribile anche in vista dei cambiamenti epocali che stiamo attraversando.
Siamo convinti che vada aperta una larga mobilitazione delle coscienze verso un mondo nuovo, più pulito e sostenibile e che vadano incalzati i governi affinché facciano la loro parte per avviare la transizione dalle attuali tecnologie estrattive impattanti, dagli attuali stili di consumo e di produzione, verso forme più sostenibili di economia verde.
Il rischio di essere subalterni o dipendenti dalla compagnie petrolifere (o meglio dalle estrazioni) si rompe solo agendo su questi terreni e riconquistando una capacità di essere modello virtuoso, basato su una rivoluzione energetica e ambientale, che fa il paio con quella che viene riferita come la quarta rivoluzione industriale, cioè quella tecnologica.
Pensare di giocare in difesa essendo depositari di tutto ciò sarebbe una sconfitta epocale per una regione e per una intera classe dirigente”.