Emergenza rifiuti in Basilicata, Legambiente: “Impianto di compostaggio di Venosa risulterebbe strategico per il trattamento della frazione organica”

L’emergenza Covid-19 in Basilicata ha causato il blocco degli impianti per la gestione della frazione organica dei rifiuti.

A lanciare l’allarme, la sezione Legambiente di Potenza:

“L’emergenza coronavirus ha determinato, tra le sue numerose conseguenze, anche il blocco di molti impianti della filiera del riciclo dei rifiuti sul territorio nazionale, mettendo in uno stato di difficoltà alcuni settori, in particolare plastica, legno e acciaio.

Il risultato è che i tempi di stoccaggio dei rifiuti differenziati sono raddoppiati e si è verificato un progressivo aumento dei rifiuti conferiti a inceneritori e discariche.

Non bastasse questo la Basilicata è entrata da qualche giorno in difficoltà anche sul fronte del conferimento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani.

In sostanza è bastato che la piattaforma di Tito Scalo, che riceve tra gli altri l’umido della città di Potenza (per poi trasferirlo in impianti di riciclo, generalmente al nord Italia), chiudesse l’ingresso, per ragioni di non convenienza economica, ai camion provenienti dal capoluogo, per far entrare il sistema in crisi.

Pertanto l’Azienda Comunale per la Tutela Ambientale di Potenza ha dovuto, in emergenza, trovare un nuovo sito provvisorio fuori Regione (al momento Giffoni Valle Piana in provincia di Salerno) per ovviare alle difficoltà di conferimento.

Se questa situazione, come anche la stessa ACTA ammette, dovesse perdurare, ci potrebbe essere un aggravio di costi per le casse comunali che alla lunga potrebbe diventare insostenibile.

Il caso della città di Potenza, mette in evidenza in maniera clamorosa il grande buco nero dell’assenza di impiantistica regionale a supporto della raccolta differenziata spinta che, è opportuno sottolinearlo, anche in Basilicata negli ultimi anni ha raggiunto percentuali lusinghiere (benché ancora insufficienti) di oltre il 50%.

In particolare ci riferiamo qui agli impianti per il trattamento della frazione organica (impianti di compostaggio e impianti di digestione anaerobica) che rappresenta il 40% del quantitativo ottenibile con la raccolta differenziata.

Siamo quasi alla metà del 2020 ed in Basilicata ancora non siamo riusciti a realizzare il primo impianto di compostaggio della frazione umida riveniente dalla raccolta domiciliare, mantenendo il triste primato che ci vede come unica regione d’Italia a non avere in esercizio alcun impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti.

Assodato dunque che la presenza degli impianti di compostaggio e/o dei digestori anaerobici regionali è assolutamente necessaria perché consentirà a tutti i Comuni che si sono avviati sulla strada del ‘porta a porta’ di gestire in Regione la frazione organica senza essere ‘costretti’ a sopportare i costi del trasporto per raggiungere impianti fuori Regione, con tutte le conseguenze che stiamo verificando in queste ultime settimane, vogliamo porre alcune questioni e prospettare concrete soluzioni in tempi accettabili al governo regionale’.

La Basilicata nel 2015 ha definito la sua ‘Strategia Regionale Rifiuti Zero 2020’ come riferimento programmatico per la definizione del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti approvato ad inizio 2017.

Il Piano prevede, tra l’altro, specifica impiantistica per la valorizzazione della frazione organica da raccolta differenziata con scenari al 2020.

La DGR 406 del 28 giugno 2019 ha completato e ridefinito anche sul piano finanziario tale previsione di dotazione impiantistica.

Pertanto la Regione Basilicata con quel provvedimento di oltre 10 mesi fa, ha ammesso a finanziamento 4 impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani.

Si tratta di due impianti di compostaggio (Venosa e Lauria) e due impianti di digestione anaerobica (Colobraro e Potenza).

Tra questi impianti, quello in fase più avanzata di realizzazione dovrebbe essere Venosa di cui conosciamo la data di consegna dei lavori (ottobre 2018).

Chiediamo però, in assenza di altre informazioni, di conoscere dalla Regione Basilicata quale sia lo stato dell’arte dell’impianto.

Si può ipotizzare, come previsto dall’Assessore regionale Rosa nel luglio 2019, che entro luglio di quest’anno ci sia il termine dei lavori a quasi 2 anni dalla consegna degli stessi?

Sarebbe auspicabile anche perché il completamento dell’impianto di compostaggio di Venosa risulterebbe strategico per affrontare, almeno parzialmente, in tempi brevi, le possibili emergenze ricordate precedentemente.

Peraltro gli altri 3 impianti previsti richiedono tempi certamente più lunghi.

Tuttavia, anche in questo caso, sarebbe opportuno conoscere con ragionevole attendibilità i tempi di realizzazione.

In particolare vorremmo sapere qual è lo stato della progettazione dell’impianto di compostaggio di Lauria e se si sia conclusa, come da cronoprogramma, la fase di progettazione esecutiva.

Il completamento degli impianti di Venosa e Lauria, così come di quelli di Colobraro e Potenza che dovrebbero produrre anche biometano e sono ancora nella fase di studio di fattibilità, rappresenta un obiettivo necessario nell’ottica dell’economia circolare, perchè produrrà benefici occupazionali ed economici con effetti diretti sulla riduzione dei costi per i cittadini e permetterà di creare nuove filiere produttive determinando benefici ambientali.

Per fare tutto questo è, però, anche necessario favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte impiantistiche.

Pertanto bisognerà prevedere percorsi di accompagnamento per la valutazione degli impianti: ciò anche per chiarire le eventuali problematiche legate a scelte come, per esempio, quella dell’utilizzo di fanghi di depurazione, insieme alla frazione organica dei rifiuti, nel digestore anaerobico del depuratore di Potenza, dove sarà realizzato il nuovo impianto.

Perchè gli impianti devono essere pensati bene, progettati bene, realizzati bene, gestiti bene e controllati bene.

Ma vanno fatti”.