“Nel Dl Rilancio del Governo non è prevista alcuna azione concreta a favore dei pensionati con assegni al minimo che in Basilicata sono ben il 78 per cento dei pensionati totali della regione (circa 135 mila)”.
È l’allarme lanciato da Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani che, pur apprezzando spirito e finalità del Decreto per la ripresa delle attività produttive e il sostegno economico alle famiglie in difficoltà e alla sanità sul territorio, lamenta le gravi carenze sul fronte degli aiuti agli anziani:
“Nelle aree di campagna gli effetti della crisi sono amplificati, soprattutto per gli ‘over 65’, perché agli assegni pensionistici mediamente più bassi si unisce la carenza a volte strutturale dei servizi sociali aggravata dai continui tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non autosufficienza.
La conseguenza è che oggi sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a rischio di povertà o esclusione sociale: un rapporto ancora più allarmante di quello relativo alla popolazione italiana, che tocca il 30 per cento.
Gli ultrasessantenni sono circa il 20 per cento della popolazione ed entro 15 anni raggiungeranno il 25 per cento.
Attualmente oltre l’80 per cento (in pratica 8 su 10) degli anziani chiede servizi sociali, sanitari e assistenziali pronti ed efficienti.
Ciò comporta che sono sempre più numerosi gli agricoltori lucani over 65 anni che, per sopravvivere, aiutare la famiglia e arrivare a fine mese, continuano ad occuparsi dei lavori nei campi.
Una distorsione che azzera il ricambio generazionale in agricoltura.
Nonostante con l’emergenza Coronavirus si siano moltiplicati fenomeni di disagio sociale e nuove povertà, soprattutto fra i pensionati al minimo (oltre 2 milioni di persone con assegni da circa 500 euro), il REM o reddito di emergenza esclude dal beneficio i titolari di pensione diretta o indiretta, ad eccezione dell’assegno ordinario di invalidità.
Anzi, questa nuova formulazione, con l’esclusione esplicita dei pensionati, anche di quelli al minimo, sembra persino peggiorare i criteri di accesso rispetto ai requisiti della pensione di cittadinanza che, fino ad aprile 2020, ha riguardato appena 127.984 nuclei familiari, con 145.245 persone coinvolte.
E dalla quale la stragrande maggioranza dei pensionati ex-agricoltori, per il solo possesso del terreno di produzione e della casa di abitazione, ne è stata esclusa.
L’Anp-Cia chiede che l’azione del Governo abbia un carattere strategico e di più ampio respiro.
Ovvero contrasto alla povertà e al disagio sociale, sostegno all’economia e al rilancio produttivo, progettazione di un ritorno graduale della vita sociale in sicurezza per tutte le fasce della popolazione, comprese le persone anziane.
In tal senso, l’Anp respinge l’idea di prevedere una prosecuzione dell’isolamento domiciliare degli anziani secondo un criterio anagrafico, non essendo solo l’età a definire la condizione di fragilità fisica.
Occorre, invece, differenziare e creare tutte le condizioni di precauzione e di dotazione delle protezioni necessarie per difendersi dai possibili contagi.
Tanto più che gli anziani continuano a svolgere una funzione di sostegno alla vita familiare, ancora più importante nell’ambito della ripresa delle attività produttive e con le scuole ancora chiuse”.