Abbandonato e infestato da erbacce.
Così si presenta un maestoso scavo archeologico sito nel Vulture.
A lanciare l’allarme, il Comitato Parco Archeologico Torre degli Embrici:
“Il complesso di Torre degli Embrici si trova nel cuore della valle di Vitalba, un’area incontaminata e fertile caratterizzata da lunghe distese verdi, uliveti e vigneti.
L’area archeologica è estremamente interessante in quanto presenta una continuità di insediamenti umani dall’età preromana (probabilmente una fattoria lucana collocabile intorno al V secolo a. C.) sino all’età federiciana (probabilmente una fattoria occupata da Saraceni nel 1200 d. C.).
Grazie alla dedizione e alla passione del professore Richard Fletcher, che ha guidato le principali campagne di scavo tra il 2004 e il 2012 all’interno di un progetto più ampio denominato ‘Vulture Archeological Project‘, è stato possibile rintracciare quattro fasi costruttive fondamentali.
Durante la II e III fase l’insediamento era una ricca Villa romana, dotata di terme e molto estesa (un latifondo oppure una residenza senatoria).
Le ricognizioni archeologiche, dunque, hanno dimostrato che nell’antichità classica e medioevale il Vulture non fosse un territorio desertificato, al di là della colonia di Venosa.
È inoltre probabile che la Villa si trovi sull’antico tracciato della Via Herculia, importante arteria costruita agli inizi del IV secolo d.C. per volere dell’imperatore Massimiano Erculio per connettere la Lucania al Sannio.
Nonostante le campagne di scavo abbiano evidenziato l’antica centralità del Vulture nell’Italia meridionale, la Soprintendenza regionale non ha più rilasciato permessi di ricerca dal 2012 e l’area archeologica oggi vive un doloroso stato di abbandono e degrado essendo infestata da erbacce ed esposta sempre più a crolli e cedimenti strutturali dovuti alla mancanza di coperture dalle intemperie.
Dalla primavera del 2019, un gruppo di ragazzi del Vulture ha deciso di costituire un comitato civico che stimolasse le istituzioni affinché si potessero riprendere gli scavi, infatti, l’area archeologica è certamente molto più estesa (80mt per 60mt), come dimostrato da una serie di telerilevamenti.
Le nostre attività si sono dispiegate nella ricerca di intese con le istituzioni per programmare, inizialmente, delle giornate straordinarie di apertura e fruizione del sito stesso.
Abbiamo, perciò, cercato più volte un contatto diretto con responsabili e funzionari della Soprintendenza per instaurare un dialogo e mostrare le nostre proposte.
Non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Nonostante l’indifferenza generale delle istituzioni verso Torre degli Embrici, noi continuiamo a considerare questo sito come testimonianza storica di grande valore, come possibile volano di sviluppo per il nostro territorio, potenzialmente capace di innescare un indotto economico locale in ambito turistico e culturale.
Le domanda che ci poniamo come comitato è: possiamo permetterci di lasciare sepolto il nostro passato e le opportunità future di sviluppo economico del nostro territorio?
Abbiamo deciso, perciò, di candidare Torre degli Embrici al decimo Censimento dei Luoghi del Cuore FAI.
Sostenere questa candidatura è fondamentale per due motivi: perché rappresenta un’opportunità unica di far conoscere il sito su una piattaforma nazionale e, soprattutto, perché attraverso la soglia minima di 2000 voti raggiunti, è possibile presentare un progetto di recupero, manutenzione o valorizzazione dell’area finanziabile dal FAI.
Votare è estremamente semplice: bisogna collegarsi al sito I Luoghi del Cuore FAI, cercare Complesso Archeologico Torre degli Embrici e con un semplice click aiutarci a restituire dignità e la speranza di un futuro diverso per questo nostro patrimonio”.
Cosa aspettate, l’unione fa la forza! Votate.