L’attività di screening con tampone rinofaringeo ed esame sierologico condotta su 4200 residenti delle ‘zone rosse’ ha evidenziato il contenimento dei contagi nelle aree più colpite, l’1,6 per cento se si considera la metodica d’indagine analoga a quella individuata dal Ministero della Salute, e consente di ipotizzare che in tutta la Basilicata, a fronte dell’incidenza dei soggetti positivi ad almeno due test, il numero di persone infettate, con conseguente produzione anticorpale, non superi quello del campione dell’indagine epidemiologica.
È quanto emerso nel corso della conferenza stampa che si è svolta questa mattina nella Sala Inguscio della Regione a cui hanno partecipato il presidente Vito Bardi, l’assessore alla Salute Rocco Leone, il direttore generale del dipartimento Politiche della persona Ernesto Esposito, il direttore amministrativo dell’Asp Giuseppe Spera e i sindaci di Moliterno, Tricarico, Irsina e Grassano.
In apertura il presidente Bardi ha ringraziato i sindaci dei Comuni delle ‘zone rosse’ lucane per il lavoro sinergico condotto assieme a quanti, sanitari in primis, hanno realizzato le attività legate allo screening:
“significativo per comprendere l’entità del contagio ma anche per le informazioni ricavate dal monitoraggio e fornite alla comunità scientifica nazionale”.
Il presidente ha ricordato l’importanza della gestione territoriale della pandemia, realizzata in Basilicata attraverso le Usca, e la necessità di puntare per la fase 2 alla prevenzione prestando attenzione agli asintomatici.
Bardi ha infine ringraziato i giornalisti per il prezioso lavoro svolto negli ultimi mesi che ha messo i cittadini nella condizione di informarsi in maniera puntuale sui comportamenti da adottare.
Per l’assessore Leone:
“La Basilicata, con le attività di monitoraggio che sta portando avanti, si è distinta a livello nazionale e sta consentendo alle autorità sanitarie e alla comunità scientifica di tenere sotto controllo l’andamento del contagio.
Dopo lo screening sulla popolazione delle ‘zone rosse’, che ha restituito un quadro tranquillizzante della situazione, per la stagione estiva stiamo avviando un monitoraggio a Maratea, nel Pollino, a Matera e nel Matapontino sugli operatori del turismo più esposti al rischio Covid come camerieri, ristoratori e albergatori, ma anche chi lavora nelle guardie mediche turistiche.
A settembre, utilizzando sempre il criterio dei ‘soggetti sentinella’, che in quel caso saranno gli insegnanti e il personale scolastico, focalizzeremo la nostra attenzione sul mondo della scuola”.
Il direttore generale del dipartimento, Esposito ha rimarcato che.
“Le Regioni, sulla base delle indicazioni dell’Istituto superiore di sanità, si stanno attrezzando per affrontare la Fase 2 dell’epidemia Covid-19 con un approccio orientato alla prevenzione, contrariamente alla Fase 1 che guardava al trattamento dei casi sintomatici e ai soggetti provenienti dalle ‘zone rosse’.
Nelle ultime settimane in Italia stiamo assistendo a un sensibile calo dei contagi, con un gran numero di guariti, e lo studio recente sull’indice di prevalenza della malattia da Covid-19 condotto nei Comuni di Moliterno e Tricarico, esteso successivamente a Grassano e a Irsina, su un campione statisticamente significativo della popolazione residente, attraverso l’esecuzione di tamponi naso-faringei ed esami sierologici, ha mostrato un valore variabile da 0,8% ad 1,5% di incidenza sulla popolazione.
Questo, tuttavia, non deve portarci ad abbassare i livelli di guardia.
La giunta regionale della Basilicata, nell’ultima seduta, ha approvato gli indirizzi strategici elaborati dal dipartimento Politiche della persona che si fondano su tre livelli progettuali: un testing esteso con l’obiettivo di effettuare 1250 tamponi per la sorveglianza e altri 750 per le attività di prevenzione in ambito ospedaliero e per le attività produttive.
Il tracciamento dei contatti attraverso l’istituzione di un team regionale dedicato (Smart tracking team).
E il trattamento dei casi positivi da realizzarsi con il rafforzamento delle Unità speciali Covid e mediante il contributo di infermieri di comunità, in affiancamento ai medici di famiglia, per l’assistenza domiciliare e la sorveglianza attiva dei pazienti non ospedalizzati”.