Riceviamo e pubblichiamo un comunicato sottoscritto da Livio Valvano, Sindaco di Melfi (PZ), Luigi Di Toro, Sindaco di Rionero (PZ), e Giuseppe Sarcuno, Sindaco di Ripacandida (PZ):
“Chiunque può aspirare legittimamente alla carica di Presidente dell’Ente Parco, ma la corsa deve avvenire nel rispetto delle regole senza priorità di posizione.
Chi, come i Sindaci, ricopre incarichi istituzionali, ha il dovere più di chiunque altro di sottostare al rigido rispetto delle regole.
Regole che vanno stabilite prima e non durante o dopo.
La scelta dei Sindaci di candidarsi alla carica di Presidente del Parco senza alcuna valutazione, almeno qualitativa, dei curricula di tutti gli aspiranti, appare irrispettosa ed è interpretabile come arrogante superiorità.
Il Parco ha bisogno alla sua guida di persona che abbia competenza ed esperienza in tema di tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio naturalistico ed ambientale.
La scelta, inoltre, di votare con liste ‘chiuse’, in modo da avere la garanzia che nella rosa ci siano solo i sindaci autocandidati, che alcuni spacciano per democratica, non rappresenta le istanze dell’intero territorio.
La scelta, da parte di chi si è autocandidato, di votare il numero dei componenti la rosa e il criterio di votazione è in contrasto con la nota del Presidente del Consiglio Regionale in merito al conflitto di interesse ed appare illegittima.
La logica del listino bloccato non è accettabile che la pratichino anche i Sindaci del Parco per impedire surrettiziamente l’ingresso di altri candidati, diversi dai Sindaci, nella rosa da sottoporre al Consiglio Regionale.
La scelta dei Sindaci autocandidati di bypassare il conflitto di interessi, delegando un proprio fiduciario, è una evidente manovra elusiva ingannevole, non accettabile.
Dobbiamo constatare, purtroppo e con grande amarezza, come l’ambizione personale rischi di trasformare un grande sogno in un enorme pastrocchio con imbarazzanti conseguenze anche sul piano ambientale.
Per questo invitiamo tutti i componenti dell’Assemblea del Parco a correggere il processo decisionale in atto ed evitare che alcune comunità (tra cui anche quelle più rilevanti, per popolazione e per dimensione territoriale conferita nel Parco), si tirino fuori per mantenere il necessario livello di dignità istituzionale che tutti dovrebbero sentire come necessario”.