Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Stampa del segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa, sulla gestione dell’emergenza Covid in Basilicata.
Afferma Summa:
“La gara sull’approvvigionamento dei test per l’estrazione di materiale e relativi kit per il covid 19 andata deserta evidenzia l’incompetenza della classe dirigente che governa le strutture sanitarie regionali e di chi sta a capo della task force.
Questo tipo di materiale è considerato indispensabile per accelerare i procedimenti diagnostici e incrementare il numero dei tamponi, soprattutto per le strutture scolastiche che sono ormai abbandonate a se stesse come, tra l’altro, tutte le realtà produttive.
In Basilicata, purtroppo, continua a regnare la più assoluta confusione nella gestione delle crisi pandemica.
Questi ritardi, come quelli nell’approvvigionamento dei vaccini e l’assenza dell’individuazione di strutture covid, uniti all’esplosione dei casi di contagio cui stiamo assistendo giorno per giorno, sono l’evidenza di quanta approssimazione ci sia nella gestione della sanità lucana.
Abbiamo avuto sei mesi a disposizione dalla prima ondata pandemica e nulla è stato realmente fatto per mettere a punto un piano di gestione dell’epidemia da sars cov2, sia per quanto concerne la riattivazione dei servizi che in merito al potenziamento delle strutture territoriali e ospedaliere.
Nel mese di marzo fu individuato l’ospedale di Venosa come centro covid e diverse erano state le nostre perplessità in merito alla scelta e al forzato stop della struttura a servizio del Vulture Melfese e presso la quale sono allocati strategici servizi di diagnosi e cura a carattere regionale, per i malati di Alzheimer ad esempio.
È impensabile immaginare che oggi, a servizi a fatica ripartiti da una manciata di settimane, si ritorni indietro, come è impensabile immaginare si continui a non avere strutture deputate ad accogliere pazienti covid.
L’individuazione estemporanea di Universo salute per ospitare i pazienti positivi della casa di riposo per anziani di Marsicovetere ha acceso i riflettori sul grande ritardo nella programmazione dell’emergenza in tal senso.
Se dovessimo fronteggiare una nuova emergenza come quella della casa di riposo della Val d’Agri e trovare soluzioni per positivi in isolamento domiciliare utili a spezzare la catena del contagio familiare, quale altra soluzione occasionale sarebbe individuata come tampone?
Riteniamo non sia davvero più tempo di affidarsi all’improvvisazione.
La Regione deve individuare strutture di ospitalità protetta per l’accoglienza di pazienti covid19 asintomatici, non critici o in via di guarigione, anche dimessi da ospedale per acuti, potenzialmente assistibili a domicilio che, in ragione del necessario isolamento e in mancanza di caregiver, supporto familiare e/o idoneità dell’abitazione, in esse possono essere assistiti in tutta sicurezza.
Le norme emanate a livello nazionale prevedono la possibilità di disporre anche la requisizione in uso di strutture alberghiere, ovvero di altri immobili aventi analoghe caratteristiche di idoneità, per ospitarvi le persone in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario o in permanenza domiciliare, laddove tali misure non possano essere attuate presso il domicilio della persona interessata.
Il dl Rilancio ha destinato a livello nazionale ingenti risorse da destinare alle strutture di isolamento, che possono diventare uno strumento essenziale per garantire la quarantena e spezzare la catena del contagio.
Molte Regioni, seppur in ordine sparso, si sono mosse per fare accordi con varie strutture e creare una sorta di alberghi sanitari.
La Basilicata a tutt’oggi, in una situazione che sta diventando sempre più preoccupante e a rischio, non è pervenuta.
Eppure gli strumenti legislativi non mancano.
Servirebbe visione, programmazione e pianificazione.
Adesso è giunto il tempo di uscire da tale condizione di inerzia e di una gestione burocratica di una crisi pandemica che ha bisogno di una forte azione di coordinamento tra tutte le strutture coinvolgendo tutti i soggetti sociali ed operatori per definire un piano operativo di intervento strutturale su cui destinare risorse e personale.
Tutto ciò richiede responsabilità da parte di chi ricopre in questo momento ruoli e cariche pubbliche.
La situazione, se dovesse permanere tale inerzia, rischia di diventare sempre più drammatica e sempre più alto il rischio per la salute pubblica”.