Tanti i problemi derivati dal Coronavirus.
Difficoltà nella vita quotidiana non solo da un punto di vista fisico ma anche psicologico.
Tantissime le persone che attendono un tampone, un risultato o, addirittura, novità sulla propria quarantena.
E’ il caso di una famiglia di Melfi (PZ).
A scrivere alla nostra Redazione per raccontare cosa è accaduto, sono Angela e Chrystian, le cui complicazioni sono cominciate ad inizio novembre:
“Buonasera, siamo una coppia con due bambini di 5 e 2 anni residente a Melfi (PZ) da circa 4 anni ed originari della provincia di Salerno.
Siamo risultati positivi al Covid 19 il giorno 3 novembre in seguito a tampone privato, fatto poiché avevo avuto nei giorni precedenti sintomi simil influenzali e decimi di febbre, ma il sintomo che ci ha insospettito e ci ha portato ad effettuare, nel più breve tempo possibile un tampone, è stata la perdita di olfatto.
Il giorno 4 novembre veniamo contattati dal laboratorio che ci comunica la positività mia e di mio marito non dei bambini poiché a loro non è stato effettuato il tampone, comunichiamo immediatamente l’esito del tampone al nostro medico e al pediatra i quali ci inseriscono subito in piattaforma e mio marito viene messo in malattia fino al 17 novembre.
Veniamo contattati domenica 8 novembre dall’USCA di Rionero (PZ) che ci comunica la nostra positività invitandoci a restare in casa, che ci avrebbero chiamati ogni due giorni per cui avremmo dovuto procurarci un saturimetro per poter comunicare loro la nostra saturazione e monitorare così le nostre condizioni di salute (che per fortuna sono ottimali poiché mio marito è sempre stato asintomatico mentre i miei sono stati dei sintomi lievi e i bambini fortunatamente stanno bene).
Il medico che ci contattò ci salutò dicendo che sarebbero venuti, se avessero avuto tempo, il venerdì 13 novembre per fare a noi i tamponi di verifica ed i primi tamponi ai bambini, che nel caso avessimo avuto problemi potevamo chiamare al numero con il qual ci avevano chiamato o comunque contattare i nostri medici.
Ad oggi 19 novembre non abbiamo sentito e visto nessuno e il numero col quale ci hanno chiamato dicendoci che avremmo potuto chiamare in caso di necessità è abilitato solo per le chiamate in uscita.
La malattia a mio marito è stata allungata fino a domenica nella speranza che in questi due giorni qualcuno si faccia vivo per poter riprendere a vivere le nostre vite.
I disagi che stiamo affrontando sono tanti considerando il fatto che qui non abbiamo le nostre famiglie di origine, quindi per le esigenze quotidiane ci stiamo appoggiando ad amici e vicini di casa che in questi 17 giorni non ci hanno mai abbandonato, a cui però non possiamo chiedere di buttarci anche la spazzatura, nonostante in molti si siano fatti avanti, visto che qui a Melfi non è stato organizzato nulla per la raccolta della spazzatura per i cittadini positivi che NON POSSONO E NON DEVONO USCIRE DI CASA.
Angela e Chrystian”.
Ci auguriamo che presto questa famiglia possa trovare le risposte che cerca affinchè possa tornare nuovamente, dopo questa brutta esperienza, a condurre la propria vita.
I nostri migliori auguri.