Riceviamo e pubblichiamo una nota della Uilm Basilicata:
“Dal 4 gennaio 2021, FCA Melfi ha comunicato la modifica della propria organizzazione del lavoro, cosa che impatta solo su alcuni reparti, passando dai 20 turni di lavoro ai 15.
Una nuova organizzazione del lavoro che non riguarda tutto lo stabilimento dunque, visto che alcuni reparti – in cui sono allocati centinaia di lavoratori – continuano a svolgere le proprie attività anche di sabato su tre turni di lavoro.
In Basilicata purtroppo però, modificare l’organizzazione del lavoro ha significato tagliare i servizi incidendo, naturalmente, sul trasporto pubblico a danno dunque dei lavoratori, visto che dal 4 gennaio lo stesso è “garantito” (e non del tutto stando agli ultimi avvenimenti per cui alcuni lavoratori sono stati lasciati letteralmente a piedi) solo dal lunedì al venerdì;
e questo ha avuto come riflesso l’azzeramento del servizio per centinaia di lavoratori non solo di FCA ma anche dell’indotto, visto che molti di loro continuano a lavorare su turnazioni che prevedono i 18/21 turni di lavoro.
Sono mesi che in questa regione il trasporto pubblico a favore dei lavoratori non viene assicurato, come si evince anche dalla problematica relativa alla capienza per effetto della pandemia.
Essere sordi e ciechi verso queste problematiche significa non adempiere al proprio dovere di amministratori del bene comune: caro Assessore Merra, cara Regione Basilicata e cari tutti coloro che sono attori principali nelle dinamiche del trasporto pubblico dei lavoratori, siete in grado, una volta e per sempre, di prendere di petto la situazione e mettere in campo le azioni necessarie per garantire davvero il servizio di trasporto pubblico dei lavoratori?
Garantire il servizio di trasporto pubblico è necessario non solo per un fattore economico per i lavoratori, che continuano a rimetterci soldi in un momento già notoriamente complicato, (vedesi la cassa integrazione), ma anche perché utilizzare la propria autovettura, per chi ce l’ha, comporta un maggiore rischio di infortuni in itinere potenzialmente anche mortali;
bisogna dunque intervenire prima che succeda l’irreparabile, per non assistere dopo ai soliti tavoli a prese di posizione, che ormai conosciamo, e che rappresenterebbero la solita e ultima beffa per chi ci rimette la vita per andare a lavorare”.