“Io non mi vergogno di dire che siamo seduti su queste poltrone: qui bisogna sedersi con disciplina e onore”.
Ad affermarlo è il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la sua replica al Senato.
Questi gli aspetti più salienti del suo intervento:
“È destituito di fondamento l’affermazione che l’Italia sia il Paese con meno ristori.
Attenzione, non sto dicendo che sono sufficienti, siamo consapevoli della sofferenza delle famiglie.
Nel 2020 abbiamo approvato misure per circa il 6,6Pc del Pil per aiuti a famiglia e imprese, più 300mld di credito e 150mld di prestiti garantiti.
Non corrisponde al vero che l’Italia sia il paese con la caduta più forte del Pil, i dati parlano chiaro, i dati sono dati.
Dobbiamo lavorare affinché la scuola resti centrale nell’agenda non del governo, ma del Paese…
La curva epidemiologica non accenna a migliorare ma continueremo l’impegno a fare di tutto per garantire la didattica in presenza.
La ‘questione’ posta dalla senatrice del gruppo Misto Tiziana Drago è ‘serio.
Il calo demografico è un problema serissimo.
Da luglio partirà la riforma dell’assegno unico per i figli fino a 21 anni, riguarderà oltre 12 milioni di ragazzi ed era un progetto che la ministra di Italia Viva, Bonetti, aveva portato avanti.
Dobbiamo intervenire adesso sul futuro e il benessere dei nostri figli e occorrono interventi economici strutturali e strutturati.
Ma questo non si può fare se c’è una crisi di governo o cercando di far cadere un governo.
C’è un virus forse peggiore del Covid: quella della mafia.
La difesa della legalità è nel Dna di questo governo.
Il contrasto alla magia e la difesa della legalità sono al centro della ‘nostra strategia di azione’.
Renzi ha ricostruito le ragioni del discutere la fiducia oggi.
A me però non sembra che quando abbiamo trattato dei temi concreti non si sia trovata una soluzione.
Il Recovery Plan non è stato elaborato in qualche oscura cantina di Palazzo Chigi ma in incontri bilaterali con tutti i ministri, anche quelli di Iv.
La bozza, che avete voluto distruggere anche mediaticamente, era frutto di un primo confronto a livello bilaterale con i ministri.
Sul Recovery occorreva un confronto, un momento collegiale, perché restava il problema di scelte strategiche, tirare fuori la politica, dare una visione.
Ma il confronto collegiale si può fare anche con toni tranquilli e leale collaborazione.
L’effetto finale è stato bloccare per 40 giorni il Recovery: avremmo potuto incontrarci e in una ventina di giorni dare al Parlamento una versione aggiornata che è stata migliorata anche grazie al vostro contributo, ma grazie a tutte le forze di maggioranza e nessuno può avere la pretesa della verità nelle soluzioni più proficue per il Paese.
Anche sulla cabina di regia, avete detto che ‘non era accettabile’, che era ‘indecente’, ma quando mai si è detto che non si poteva discutere?
Ma quando mai si è imposto qualcosa a voi?
Quando si sceglie la via del dialogo e del confronto voi avete trovato sempre il sottoscritto a difendervi.
Quando d’accordo sulle istanze mosse le ho spesso difese, non avete mai trovato porte chiuse.
A un certo punto, diciamolo, avete preso una strada diversa, non leale, di non collaborazione, costruita su attacchi mediatici, sul parlare fuori e non dentro.
La rispettiamo, ma permetteteci di dire che non è la scelta migliore per il paese.
E che non consente «di investire in futuro come sostenete di voler fare».
Ho sentito qualche diffidenza sul progetto politico che ho presentato insieme alle forze di maggioranza rimaste a collaborare in modo leale.
Il mio invito ai volonterosi, a singoli parlamentari ma anche rappresentanti di nobili tradizioni che si collocano in un perimetro progettuale ben chiaro non avviene con ‘nessuna logica di annessione’.
Ma è un invito franco, fatto in modo trasparente e aperto, davanti al Paese.
La gravità della situazione è tale che non possiamo permetterci di condurre partite in modo opaco.
E infine.
Non mi vergogno di dire che siamo seduti su queste poltrone, non è importante dire non sono interessato a sedere su questa poltrona ma che lo faccio con disciplina e onore“.