Il premier Giuseppe Conte è salito al Quirinale alle 12:00 per dimettersi.
La decisione di lasciare è stata comunicata durante l’ultimo Consiglio dei ministri, iniziato poco dopo le 9 e durato circa mezz’ora:
“Ringrazio l’intera squadra di governo, ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme”.
I ministri di Pd, M5s e Leu confermano il loro sostegno al capo dell’esecutivo.
Il ministro dei Beni Culturali ha detto:
“Abbiamo affrontato la pandemia e una delle fasi più difficili della storia repubblicana al meglio delle nostre capacità e crediamo con molti risultati positivi, grazie alla guida del presidente Conte e al sostegno delle nostre forze politiche.
Questo cammino ci consente oggi di pensare a questa maggioranza anche in prospettiva, come una area di forze riformiste alleate non solo temporaneamente.
Per questo è fondamentale salvare questa prospettiva anche nel percorso della crisi che abbiamo davanti”.
Queste le parole del guardasigilli:
“Questo governo si è trovato ad attraversare una fase di straordinaria difficoltà come quella determinata dalla pandemia.
Abbiamo lavorato per i cittadini con impegno e abbiamo raggiunto una compattezza che all’inizio di questo percorso non avremmo immaginato.
Adesso, nell’interesse del Paese, è il momento di confermare e dimostrare questa compattezza attorno al Presidente Conte”.
Come riporta “Il Fatto Quotidiano”:
“Conte è quindi arrivato al Colle a mezzogiorno per rimettere l’incarico nelle mani di Sergio Mattarella.
Dal Quirinale l’auto del presidente del consiglio è uscita dopo circa mezz’ora, per recarsi a Palazzo Giustiziani: il premier ha incontrato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati.
Quindi Conte vedrà il presidente della Camera, Roberto Fico.
Nel frattempo il Quirinale dovrà diffondere un comunicato, per spiegare quali sono a questo punto i prossimi passaggi.
La maggioranza non è riuscita a ricucire lo strappo voluto da Matteo Renzi e l’appello ai responsabili fatto in Parlamento dal premier, meno di sette giorni fa, non ha portato ai risultati sperati.
Ad accelerare le cose è stato il voto sulla relazione del ministro della Giustizia in programma per giovedì prossimo: se sulla fiducia l’esecutivo giallorosso poteva contare almeno sulla maggioranza relativa, sull’operato di Bonafede molto probabilmente non avrebbe avuto i numeri sufficienti.
Da lì la decisione del premier di dimettersi per provare a lavorare alla nascita di un Conte ter.
Prima però, dovrà passare dalle consultazioni e dimostrare che i cosiddetti responsabili sono pronti a farsi avanti.
Dopo l’anticipazione in Consiglio dei ministri, Conte ha ufficializzato il suo passo indietro nell’incontro con Mattarella.
A quel punto il capo dello Stato, preso atto delle sue dimissioni, deciderà se conferire un nuovo mandato al premier uscente.
O se indire prima un calendario di consultazioni.
Secondo le ultime indiscrezioni, Mattarella dovrebbe optare per la seconda opzione.
I primi incontri, anche per permettere le celebrazioni della giornata della Memoria il 27 gennaio, dovrebbero iniziare nel pomeriggio di mercoledì.
Dopo le consultazioni, che saranno rapide ma approfondite, Mattarella ha essenzialmente due strade.
La prima: se ci fossero i margini di manovra potrebbe conferire un nuovo incarico a Conte per varare un nuovo esecutivo.
Se invece risultasse impossibile la permanenza a palazzo Chigi dell’attuale inquilino, è chiaro che si aprirebbero gli altri scenari: dal cambio di premier, a un eventuale nuova coalizione.
Si discute di un governo sostenuto dalla cosiddetta “maggioranza Ursula”, di un esecutivo di larghe intese o di unità nazionale.
Tutte ipotesi che naturalmente restano tali fin quando Mattarella non sarà in possesso di ogni elemento che gli consenta di capire se esistano gli spazi per risolvere la crisi o se invece lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni risultino inevitabili”.