Riceviamo e pubblichiamo il comunicato Cgil:
“Si è tenuto ieri l’incontro tra il comitato di sicurezza e la Fca/Stellantis richiesto dagli Rls per la verifica della tenuta dei protocolli di sicurezza in funzione dei tagli dei servizi di pulizia richiesti da Fca/Stellantis all’azienda Iscot.
Questi tagli determinano, come è stato comunicato alle organizzazioni sindacali di categoria in incontri ufficiali, 44 licenziamenti e una richiesta di cassa integrazione al 50% per i restanti lavoratori della Iscot (azienda che assicura i servizi di pulizia).
Durante la riunione Fca/Stellantis ha dichiarato di trovare ingiustificati i tagli annunciati da Iscot in quanto la riduzione richiesta complessivamente riguarda il 10% dei servizi appaltati.
Qual è la verità?
In questa vicenda, che è uno dei primi atti formali del nuovo management post fusione, come al solito ci stanno in mezzo i lavoratori: quelli della Iscot, che dopo anni di lavoro pesante rischiano il loro salario, e quelli di Fca che vedono peggiorare la loro condizione di vita all’interno dello stabilimento in una fase in cui i servizi di pulizia rivestono una importanza fondamentale.
Poco contano le rassicurazioni rispetto alla conservazione delle misure individuate per la prevenzione del contagio.
L’inizio di Stellantis non fa presagire l’auspicato cambio di passo rispetto al passato ed è in netta contraddizione con quanto il nuovo amministratore delegato dichiarava solo qualche giorno fa ai rappresentanti dei lavoratori.
Chiediamo che si rivedano le scelte fatte partendo dal tema per noi irrinunciabile della tenuta dei livelli occupazionali. I lavoratori hanno già dato troppo in questi anni di ammortizzatori sociali.
Il quarto gruppo al mondo per la produzione di auto deve essere conseguente con la sua importanza pensando ad investire in nuovi prodotti nel segno dell’espansione e non della compressione dei livelli occupazionali”.
Ecco quanto chiede la Fisascat Cisl Basilicata all’assessore regionale alle attività produttive Francesco Cupparo:
“Un tavolo di confronto con aziende e sindacati per fare il punto della situazione sugli appalti dei servizi di pulizia e mensa nello stabilimento Stellantis di Melfi per porre fine all’insensata guerra di cifre che si sta consumando sulla pelle dei lavoratori.
Attualmente sono 183 (più 20 in staff leasing) gli addetti delle pulizie alle dipendenze della Iscot, mentre sono 47 gli addetti della mensa aziendale gestita dalla Atlas.
A mettere in allarme sindacati e lavoratori sono state le dichiarazioni nelle scorse settimane delle aziende di servizio circa possibili tagli alle rispettive commesse.
Stando a quanto riferisce la sindacalista della Fisascat, Emanuela Sardone, ‘la Iscot ha dichiarato nel verbale d’incontro del 4 marzo una riduzione media delle attività pari al 40-50 per cento. Tale ridda di cifre e percentuali ha generato come prevedibile un clima di incertezza e preoccupazione tra lavoratrici e lavoratori’, spiega Sardone, che considera insoddisfacente il fatto che il taglio dichiarato dalla direzione di Stellantis per il servizio di pulizia durante la riunione del 15 marzo del comitato di sicurezza sia invece solo, si fa per dire, del 10 per cento.
È utile ricordare che un taglio lineare del 10 per cento di un appalto può determinare un taglio diretto delle ore lavorate e quindi del salario.
Singolare poi che le notizie siano così discordanti, forse a fronte di interlocutori differenti.
Ragion per cui chiediamo alla Regione di intervenire per aprire un tavolo di confronto con tutte le parti al fine di fare chiarezza sulle reali intenzioni di Stellantis e delle aziende esternalizzate.
In ogni caso, il recupero di efficienza di una fabbrica complessa come Stellantis sicuramente non può essere ottenuto compromettendo l’igiene e la salubrità degli ambienti di lavoro o i pasti delle maestranze in un periodo dove, al contrario, vanno messi in campo tutti gli accorgimenti utili per garantire la salute e la sicurezza delle persone.
Tuttavia, si potrebbe iniziare con un taglio drastico alle voci di corridoio che seminano preoccupazione e mettono in un ragionevole stato di allarme i dipendenti, per lo più part time”.