Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Usb Melfi:
“Per gli operai di Melfi (PZ) potrebbe arrivare un colpo pesante tra luglio e agosto di quest’anno, quando di ritorno dalle vacanze, si troverebbero lo stabilimento svuotato di una linea produttiva, sembra siano già ritornati i tecnici degli impianti per calcolare i tempi che questa operazione comporta.
Per quegli impianti FCA aveva avuto fondi regionali e statali, in cambio ora molti operai rischiano di diventare un esubero perenne, se non peggio.
Per gli operai dell‘indotto la situazione, se possibile, è ancora più drammatica, visto che diverse lavorazioni oggi fatte nelle aziende satellite potrebbero passare negli spazi lasciati vuoti dalla linea smontata, per essere fatte dagli operai Stellantis.
Quanto starebbe per accadere non può essere considerata una doccia fredda, affermare che sia stata esclusivamente la fusione con Psa a determinare questo stato di cose, significa non aver voluto leggere i cali di produzione negli anni, i milioni di ore di cassa integrazione, al massimo la nascita di Stellantis è servita a rendere più spietata la verità dei fatti.
Dall’anno del lancio dei modelli Jeep Renegade e 500X fino ad oggi la produzione è calata costantemente, come era normale che accadesse.
Siamo passati dalle 390 mila vetture prodotte 6 anni fa alle 220 mila del 2020.
Portare a Melfi la jeep Compass è servito a poco, il basso impatto sul mercato e quindi sulla produzione era facilmente prevedibile, un modello di nicchia e vecchio di alcuni anni non avrebbe mai potuto saturare gli impianti e garantire il lavoro a più di 7 mila persone.
Ancor meno è servito a riempire il vuoto di produzione l’innesto dei motori elettrici, ogni giorno escono all’incirca 200 vetture ibride, praticamente un mezzo flop.
Dal versante sindacale è in atto una ‘guerra fredda’ per il riconoscimento dei vertici sindacali nazionali ai tavoli, visto che Stellantis, dopo un primo “finto” incontro istituzionale, lì ha messi completamente da parte.
Questa battaglia di ‘burocrazia’ è portata avanti dai sindacati firmatari del ccsl e dalla Fiom, quando si tratta di accreditarsi con i padroni i vertici nazionali ritrovano l’unità in un attimo.
Questo modo di agire unilaterale ha messo in crisi anche l’apparato burocratico sindacale regionale, con in prima linea il sindacato aziendale Aqcfr, quest’ultimo, evidentemente a conoscenza di decisioni importanti prese nelle stanze dei bottoni, pare abbia spinto perché si attivasse subito la procedura di raffreddamento.
Ovviamente questa crisi, attraversata da un emergenza sanitaria ed economica terribile per la classe operaia, se non gestita direttamente dagli operai, andrà tutta a vantaggio del padrone, il quale approfitterà della disperazione di migliaia di operai per ricattarli ancora di più, avviando la solita guerra dei poveri per ottenere il massimo sfruttamento con il minimo salario.
Oggi il nuovo gruppo sembra abbia messo da parte i sindacati, perché non è detto che questo comportamento non sia una strategia, potrebbe essere che Stellantis, con il suo silenzio, stia mettendo pressione ai vertici sindacali per poi fargli accettare qualsiasi cosa, ovviamente a spese degli operai, in cambio di un ritrovato tavolo industriale.
E mentre si prospettano periodi ancora più duri, l’azienda aumenta la produzione, oltre a ritmi e carichi di lavoro, durante la cigo Covid-19.
È inaccettabile che il padrone possa garantirsi il massimo delle vetture e del profitto nel minor tempo possibile, con meno operai possibili, visto che molti sono in cigo individuale, e poi chiudere lo stabilimento per intere settimane, arrecando un danno agli operai in termini economici e di sfruttamento.
Cosa fare? Innanzitutto non dare più alcun potere a quelle figure sindacali che vorranno usare gli operai per riaccreditarsi con Stellantis.
Questi sono gli stessi che nell’arco di quasi trent’anni hanno accettato di tutto, indebolendo e dividendo la classe operaia, che pochi mesi fa hanno fatto passare la nascita di Stellantis come una svolta per Melfi ed oggi sono disperati per aver perso un tetto sicuro sotto cui ripararsi.
I prossimi mesi saranno difficilissimi, proprio per questo gli operai devono trovare la loro forza e la determinazione per non farsi schiacciare.
Devono organizzarsi e decidere collettivamente cosa fare, cosa rivendicare per il loro meglio, sapendo che mai come in questo momento non possono permettersi di delegare il loro futuro a nessuno”.