“Gli studenti del Corso di laurea magistrale in Storia e civiltà europee dell’Unibas si sono misurati con la complessità dei processi politici del Novecento, ripercorsi attraverso il profilo di un protagonista indiscusso della storia politico-istituzionale del Paese: Sandro Pertini. Egli fu l’interprete autentico del socialismo riformista, il quale incarnò senza dubbio il senso stesso di un’epoca: antifascista, padre costituente, fermo sostenitore della democrazia, attivo nelle principali stagioni riformatrici della storia repubblicana, Presidente della Camera dei deputati, Presidente della Repubblica. Un profilo che infuse nuovo vigore al ruolo presidenziale, marcando una presenza istituzionale forte e innovativa negli anni inquieti della politica italiana”.
Così Donato Verrastro, docente di Storia Contemporanea all’Università degli Studi della Basilicata, ha introdotto il sesto ed ultimo incontro di “Radici morali”, Ciclo di webinar organizzato dall’Associazione “Nitti” con l’attivo contributo della omonima Fondazione, dedicato a figure di italiane e di italiani che hanno avuto, nel corso del ‘900, un grande significato nella trasmissione di valori, principi ed esperienze che hanno permesso di difendere e rigenerare la nostra democrazia anche attorno a cause settoriali, a norme innovative, a battaglie di cambiamento.
Ad animare il dibattito, aperto dal direttore dell’Associazione “Nitti” Gianluca Tartaglia, sono stati gli studenti Silvia Genovese, Lucia Zottarelli, Simona De Bonis e Antonio Laurenzana, tutti iscritti al corso magistrale in Storia e civiltà europee dell’Università degli Studi della Basilicata, che hanno rivolto domande ai professori Giuseppe Milazzo, autore del libro “Sandro Pertini, gli anni giovanili” e Stefano Rolando, presidente della Fondazione “Nitti” e membro del Comitato scientifico della Fondazione “Pertini“.
Ha dichiarato Rolando:
“Il primo ciclo del nostro programma intitolato “Radici morali” si è concluso oggi attorno alla figura di Sandro Pertini, un “grande” del Novecento italiano. Il successo di questi incontri ci incoraggia a pensare una continuazione. Vedremo se ancora legato alla storia nazionale o, magari, anche aperto a figure internazionali.
L’Associazione Nitti (socia tra i soggetti fondatori della Fondazione) ha il grande merito di tenere sempre legati gli eventi alla città di Melfi e ai cittadini che, prima della pandemia, hanno sempre frequentato gli eventi nel Centro culturale.
Questa radice (chiamiamola così “materiale”) resta ben presente e con essa anche lo sguardo del nostro Mezzogiorno. Ma è certo che l’opportunità dei seminari online ha molto ampliato il pubblico: accanto ai melfitani che ci seguono con affetto molti altri ambiti, in tutta Italia, hanno seguito il programma.
E quest’ultimo dedicato al presidente Pertini ha certamente avuto molti riscontri perché nel suo nome si è ricostruito in Italia un patto tra popolo e istituzioni che nei primi trenta anni di storia repubblicana aveva vacillato in più occasioni.
Creando un’identificazione attorno non solo sugli “interessi generali”, ma anche su un vero e proprio “amor di patria” che non era mai fatto con lo sguardo al nazionalismo, ma alla lettura della storia, al coraggio sociale, alla vocazione alla libertà, al rapporto tra giustizia e equità.
Voglio ringraziare l’Università della Basilicata per avere dato un contributo importante con i suoi docenti e studenti di storia contemporanea (tra essi in particolare il prof. Donato Verrastro) per un prezioso accompagnamento che ha modernizzato i dialoghi e tenuto i giovani molto coinvolti nelle riflessioni e nelle spiegazioni che essi stessi hanno sollecitato.
“Radici morali” significa germi di etica pubblica e di senso civile nel dibattito pubblico. Italiane e italiani che hanno dato alto esempio valido oggi non debbono restare nomi che restano solo nella toponomastica delle nostre città. Ma essere ripensati e riletti alla luce dei problemi di oggi”.
Concludendo l’incontro, che rientra nei percorsi di eccellenza del Disu dell’Unibas, Umberto Voltolina, presidente della Fondazione “Pertini” e cognato dell’ex presidente della Repubblica, ha letto alcune lettere di Pertini, al quale era molto legato, che hanno evidenziato ancora di più la caratura di un uomo che ha fatto della coerenza politica e dell’integrità morale la sua ragione di vita.