Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Michele Petraroia:
“Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha illustrato in Parlamento la più imponente iniezione di liquidità dai tempi del Piano Marshall.
248 miliardi di euro da investire su tre priorità (Giovani, Parità di genere e Mezzogiorno) e su sei missioni (Istruzione e Ricerca, Salute, Infrastrutture, Inclusione e Coesione, Innovazione digitale e Transizione ecologica).
Ai fondi del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), prestati o erogati a fondo perduto dall’Unione Europea, il Governo ha aggiunto altre poste di bilancio con l’obiettivo di alimentare la domanda, sostenere la ripresa economica e dare respiro alla crescita e all’occupazione.
L’obiettivo è superare la pandemia, rafforzare il sistema sanitario, modernizzare le infrastrutture, innovare il sistema produttivo, digitalizzare e snellire la pubblica amministrazione, accorciare i divari territoriali e investire sulla transizione ecologica, l’istruzione e la ricerca scientifica.
In questa sfida che mira a far rialzare l’Italia rendendola più competitiva senza smarrire equità e coesione, il Mezzogiorno, oggi più che mai avverte un cambio di passo e consapevole di non avere le carte in regola fa buon viso a cattivo gioco.
Nella sua replica in Parlamento il Presidente Draghi asserisce a giusta ragione che è responsabilità di Comuni e Regioni del Sud se gli appalti non partono, se il tiraggio dei fondi europei è lento e se gli investimenti pubblici sono al palo.
Ciò premesso, è lecito domandarsi se allo Stato preme risolvere quelle inefficienze, o se le si intende utilizzare come alibi per giustificare l’iniqua attribuzione dei 248 miliardi, per lo più, alla parte più ricca, forte e dinamica del Paese?
Alcide De Gasperi si mosse con altro piglio, approvò la riforma agraria e istituì la Cassa del Mezzogiorno per innalzare le condizioni di vita nel Sud costruendo case popolari, scuole, ospedali, strade, ferrovie, acquedotti, linee telefoniche e elettrodotti.
La mancata menzione dell’area industriale più importante ed innovativa del Mezzogiorno nel PNRR non è un errore. E’ una scelta.
Il Ministro Giorgetti alle Camere ha chiarito che sulla vendita della FCA ai francesi e sui piani della multinazionale il Governo non ha titolo per intervenire.
A questo punto a cosa sarebbe servito accogliere i meritori deliberati del Comune di Melfi (PZ) e della Regione Basilicata del 13 e 21 aprile?
Perché collegare quell’area industriale con 14 mila occupati ai corridoi europei, all’alta velocità, alle Zes o investirci in Protocolli di legalità, innovazione digitale, pubblica amministrazione, giustizia, sanità o ricerca?
Non serve un indovino per capire che gli occupati Stellantis e dell’indotto auto sono per lo più nel Centro-Sud ed hanno la punta di diamante nello stabilimento di Melfi.
Assumere l’impegno ad abbattere le diseconomie esterne sistemiche e innalzare la competitività di queste aree a partire da Melfi era non solo un dovere ma un’ovvietà, a maggior ragione se il Capo del Governo non è del Trentino ma ha ascendenze a Monteverde il paese irpino che affaccia sull’area industriale di San Nicola.
Confortiamoci con l’illusione che non era necessario, non serviva e che andrà tutto bene, così rendiamo meno amaro il Primo Maggio”.