Oggi ricorre il 24esimo anniversario dalla morte di Madre Teresa di Calcutta, la Santa dei più poveri tra i poveri.
Donna di fede, di speranza, di carità, di indicibile coraggio, Madre Teresa aveva una spiritualità cristocentrica ed eucaristica.
Usava dire: «Io non posso immaginare neanche un istante della mia vita senza Gesù. Il premio più grande per me è amare Gesù e servirlo nei poveri».
Questa suora, dall’abito indiano e dai sandali francescani, estranea a nessuno, credenti, non credenti, cattolici, non cattolici, si fece apprezzare e stimare in India, dove i seguaci di Cristo sono la minoranza.
Madre Teresa definiva così la sua identità: «Di sangue sono albanese. Ho la cittadinanza indiana. Sono una monaca cattolica. Per vocazione appartengo al mondo intero. Nel cuore sono totalmente di Gesù».
A 18 anni entra nella Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto: partita nel 1928 per l’Irlanda, un anno dopo è già in India.
Nel 1931 emette i primi voti, prendendo il nuovo nome di suor Maria Teresa del Bambin Gesù, perché molto devota della mistica carmelitana santa Teresina di Lisieux.
Proclamata santa il 4 settembre 2016, canonizzazione fortemente voluta da Papa Francesco nell’anno del Giubileo della Misericordia, la piccola “matita nelle mani di Dio” fece suo il disegno divino sulla terra.
Nel suo amore chiunque ha trovato carezze, perdono e consolazione.
Dai lebbrosi ai malati di Aids, dalle ragazze madri agli anziani, dalle famiglie disagiate ai carcerati, dai moribondi agli affamati.
Premio Nobel per la Pace nel 1979 , ha insegnato che per essere grandi, bisogna farsi umili e piccoli.
Disse un giorno Madre Teresa:
“Se mai diventerò una santa sarò certamente una santa del nascondimento: mi assenterò in continuazione dal Paradiso per recarmi sulla terra, ad accendere la luce di quelli che si trovano nell’oscurità”.
Morì il 5 settembre 1997 (giorno della sua memoria liturgica) con un rosario fra le mani.