Mese difficile per il mercato automobilistico.
E’ quanto confermano dai dati dell’Acea – l’associazione dei produttori europei – di agosto.
Nel mese di agosto nei mercati dell’Unione Europea, Paesi Efta e Regno Unito sono state immatricolate 724.710 auto, il 18,1% in meno dello stesso mese del 2020.
Complessivamente da inizio anno le immatricolazioni sono 8.188.886, il 12,7% in più dell’analogo periodo dell’anno scorso, fortemente colpito dall’epidemia.
Tra i singoli costruttori, il gruppo Stellantis ha immatricolato nel mese di agosto in Europa, Paesi Efta e Regno Unito 122.836 auto, il 29,4% in meno dello stesso mese del 2020.
La quota è pari al 16,9% a fronte del 19,7%. Da inizio anno le immatricolazioni sono 1.684,112, il 14,8% in più dell’analogo periodo dell’anno scorso con la quota che passa dal 20,2% al 20,6%.
In una nota, il Centro Studi Promotor collega i dati odierni con “un’altra stangata” in arrivo: la crisi dei semiconduttori che sta interessando in maniera sempre più grave anche la produzione di auto.
Quanto ai numeri:
“per avere un quadro veritiero occorre fare il confronto tra il 2021 e il 2019, che è l’anno precedente la pandemia.
Da questo confronto emerge che, rispetto allo stesso periodo del 2019, nel gennaio-agosto 2021 il mercato dell’auto nell’Europa Occidentale ha fatto registrare un calo del 24,4%, mentre alla fine del primo semestre di quest’anno il calo corrispondente era del 23%.
In luglio e agosto vi è stato quindi un peggioramento che dovrebbe accentuarsi nei prossimi mesi per la crisi dei semiconduttori che ha determinato fermi nella produzione di molte case automobilistiche.
Dei 30 mercati dell’Europa Occidentale soltanto il piccolo mercato della Norvegia, fortemente sostenuto da pesanti incentivi alle soluzioni elettrica, è in crescita (+11,5%), mentre tutti gli altri mercati sono in calo.
In particolare, poi, se si considerano i cinque maggiori mercati in cui si concentrano quasi i tre quarti delle immatricolazioni, il risultato peggiore è quello della Spagna, che accusa un calo del 33,4%, seguita dal Regno Unito (-27,5%), dalla Germania (-27%), dalla Francia (-23,3%) e dall’Italia (-20%)”.