“E’ allarme a Melfi sull’insediamento della nuova Cava di Monte Crugname, ambiente e legalità”.
Non usa mezzi termini il capogruppo del Psi, Livio Valvano che chiede a gran voce un:
“consiglio comunale aperto su Monte Crugname con la partecipazione del Presidente della Regione Bardi, allo scopo di rendere trasparente la volontà politica e lo stato delle procedure in atto”.
Per Valvano:
“il documento delle linee programmatiche, che il neo sindaco ha letto nel corso dell’ultima assise consiliare, non è all’altezza del compito e delle aspettative. Non si percepisce né il punto di partenza né il punto di arrivo.
I singoli progetti elencati sembrerebbero un “menu à la carte”. Tanti singoli pixel. Tutti scollegati che non riescono a comporre un disegno complessivo visibile al lettore.
Linee programmatiche della “ricerca dell’identità”, sintomo della consapevolezza di chi ha elaborato il documento non è stato in grado di percepire l’identità e la funzione della città, come lo stesso Sindaco Maglione ha confermato durante la lettura del documento.
Il Sindaco e la Giunta si predispongono ad “accogliere” l’insediamento della nuova Cava e auspicano la realizzazione di impianti per il trattamento di rifiuti senza specificare la dimensione, la localizzazione e le modalità di gestione”.
Per Valvano la:
“nuova Giunta conferma l’intenzione di modificare l’equilibrio sulla tassa rifiuti e sull’ addizionale IRPEF. Il riferimento esplicito al collegamento tra la tassa e il peso dei rifiuti prodotti da ogni cittadino comporterebbe un cambiamento dell’attuale assetto di distribuzione della tassa: il peso maggiore oggi addebitato alla grande industria insediata nell’area industriale di S. Nicola si preparano a spostarlo in capo alle utenze domestiche dei cittadini melfitani.
Spero di sbagliare, ma questa è la volontà che emerge dalla lettura del documento.
Ma non è tutto.
Sulla materia della legalità le linee programmatiche sono debolissime.
Il fenomeno della criminalità è una realtà presente sul territorio e non può essere ignorato. Fingere che non esiste la criminalità e che l’Amministrazione Comunale non rischi di esserne contagiata sarebbe un gravissimo errore.
Non si può nascondere la testa sotto la sabbia facendo finta di nulla, o (ancora peggio) rassegnandosi e accettandone la presenza, al contrario, è necessario irrigidire procedure e meccanismi che rendano sempre più impermeabile l’Amministrazione Comunale ai clan presenti sul territorio, collaborando con le Istituzioni preposte.
Il documento appare pertanto come una “narrazione supina” che vede la città abdicare al ruolo guida che la geografia e la storia le assegnano naturalmente, rispetto al territorio lucano e anche all’Ente Regione che non può prescindere da quella che è la porta della Basilicata sul fronte nord-est e della dorsale adriatica”.