Il 13 Dicembre del 1250 Federico II di Svevia si spense a Fiorentino di Puglia, all’età di 56 anni.
Morì a causa di una grave patologia addominale mentre stava soggiornando nell’agro dell’odierna Torremaggiore, in provincia di Foggia.
La sua morte è da sempre avvolta dal mistero: Guido Bonatti, celebre astrologo del tempo, affermò che era stato avvelenato.
Un altro astrologo, Michele Scoto, aveva predetto la sua morte sub flore, ragione per cui, secondo alcuni, non si recò mai a Firenze.
Evidentemente Scoto si sbagliava: Firenze non era l’unica città che rimandava al fiore.
Secondo il cronista inglese Matthew Paris, l’imperatore, sentendosi in punto di morte, volle indossare l’abito cistercense e dettare così le sue ultime volontà nelle poche ore di lucidità.
Data la sua dipartita improvvisa, alcuni diffusero delle voci secondo cui l’imperatore era stato ucciso da Manfredi, il figlio illegittimo che gli successe in Sicilia.
I funerali si tennero a Foggia, mentre il corpo venne seppellito nella Cattedrale di Palermo, accanto al nonno Ruggero II, al padre Enrico VI e alla madre Costanza d’Altavilla.
Discendente di due celebri dinastie, gli svevi di Hohenstaufen da parte paterna (il nonno era Federico il Barbarossa) e gli Altavilla da parte materna (sua madre era Costanza), Federico II era conosciuto come “stupor mundi“, dotato di una personalità poliedrica e un senso del governo per molti aspetti definito moderno.
Incoronato imperatore il 22 Novembre 1220 da papa Onorio III, stabilì in Italia Meridionale il centro del suo regno, facendo di Palermo la capitale.
Ma la zona più amata dall’imperatore era il Vulture-Melfese, dove spesso risiedeva per dedicarsi alle battute di caccia.
Un posto di primo piano occupò Melfi: è qui che Federico II emanò le Costituzioni Melfitane, il più importante codice legislativo del Medioevo.
Lasciò ai posteri un’eredita storica e culturale straordinaria e ancora oggi è un personaggio che suscita ammirazione e fascino come pochi nella storia.