Oggi, a quaranta giorni dalla Pasqua, si celebra l’Ascensione di Gesù, il giorno che conclude la permanenza visibile di Dio fra gli uomini.
È preludio della Pentecoste e segna l’inizio della storia della Chiesa.
Come afferma Famiglia Cristiana, l’episodio è descritto dai Vangeli di Marco e Luca e negli Atti degli Apostoli. Fino al 1977 in Italia era anche festa civile.
Con la solennità dell’Ascensione di Gesù al Cielo, si conclude la vita terrena di Gesù che con il suo corpo, alla presenza degli apostoli, si unisce fisicamente al Padre, per non comparire più sulla Terra fino alla sua Seconda venuta (Parusìa) per il Giudizio finale.
Questa festività è molto antica e viene attestata già a partire dal IV secolo.
Per la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti, l’Ascensione si colloca di norma 40 giorni dopo la Pasqua, cioè il Giovedì della sesta settimana del Tempo pasquale, ovvero quello successivo alla VI Domenica di Pasqua.
Nel Credo degli Apostoli viene menzionata con queste parole:
“Gesù è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine”.
Nella Chiesa ortodossa l’Ascensione è una delle 12 grandi feste. La data della celebrazione è stabilita a partire dalla data della Pasqua nel calendario ortodosso.
Essa è conosciuta sia con termine greco Analepsis (salire su) sia con Episozomene (salvezza). Quest’ultimo sottolinea che Gesù, salendo al cielo, ha completato il lavoro della redenzione.
Più chiari ancora gli Atti, che nominano esplicitamente il monte degli ulivi, poiché dopo l’ascensione i discepoli “ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.”(Atti 1:12). La tradizione ha consacrato questo luogo come il Monte dell’Ascensione.