Il 4 Giugno 1883 nasceva a Melfi Attilio Di Napoli, avvocato e politico.
Laureatosi in giurisprudenza, sin da giovane mostrò una forte vocazione politica aderendo al Partito Socialista Italiano.
Fondò e diresse il settimanale “Il Lavoratore”, inviando, inoltre, notizie politiche di Melfi al giornale “L’Avanti”.
Nel 1913 venne eletto sindaco del comune federiciano, grazie al sostegno delle masse contadine che era riuscito a conquistare negli anni precedenti.
Il movimento contadino si diffuse in tutta l’area del Vulture-Melfese e Di Napoli strinse rapporti con l’anima del movimento, Francesco Ciccotti di Palazzo San Gervasio.
Sensibile alle questioni dei contadini, nel 1919 fu alla testa delle agitazioni nel melfese contro i cari viveri.
Nelle elezioni politiche del 1921 venne eletto deputato.
Con l’avvento del fascismo al potere, Di Napoli più volte fu vittima di episodi di violenza squadrista.
Nel 1924 gli fu impedito di tornare da Roma a Melfi.
Il 20 Maggio 1927 la Commissione provinciale di Potenza lo assegnò al confino, ordinandone l’arresto. A seguito di un ricorso, il provvedimento venne revocato e commutato in diffida.
Durante il Ventennio continuò ad essere sorvegliato dalla polizia.
Nel dopoguerra riprese l’attività politica tra le fila socialiste.
Nel 1944 fu Ministro dell’Industria e il Commercio per il II governo Badoglio.
Nel successivo governo Bonomi venne nominato componente dell’Alta Corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo.
Nel 1945 entrò nella Consulta Nazionale e fece parte della I Commissione Affari Esteri.
L’anno successivo fu candidato all’Assemblea Costituente, ma non venne eletto.
Morì a Melfi il 2 Dicembre del 1953.
Il Comune federiciano gli ha dedicato una stele commemorativa con la seguente motivazione:
“Per primo incaricò agli umili la via della redenzione”.