Entra in vigore da oggi l’obbligo di etichetta che indica la provenienza del latte e dei suoi derivati, in applicazione del decreto ministeriale del Dicembre 2016 poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a Gennaio 2017.
Il consumatore potrà finalmente sapere la provenienza di ciò che consuma e non è una cosa da poco dal momento che l’Italia è il primo Paese al mondo importatore di latte.
Il provvedimento si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale. L’origine del latte e dei derivati dovrà essere indicata in modo chiaro, visibile e facilmente leggibile. Le diciture utilizzate saranno ‘Paese di mungitura’ con il nome del Paese nel quale è stato munto il latte e ‘Paese di condizionamento o trasformazione’. Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, confezionato e trasformato nello stesso Paese, si può utilizzare una sola dicitura.
Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono in più Paesi, diversi dall’Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture ‘Latte di Paesi UE (se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei)’, ‘Latte condizionato o trasformato in Paesi UE (se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei)’. Se le operazioni avvengono al di fuori dell’Unione europea, verrà usata la dicitura ‘Paesi non UE’. Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.
Soddisfatte le associazioni di categoria e gli allevatori che vedono finalmente riconosciuti i loro diritti e la qualità dei loro prodotti.
Sicuramente c’è ancora molta strada da fare, ad esempio bisognerebbe rendere obbligatorie le informazioni relative alle modalità di allevamento e nutrizione degli animali.
Ma un primo passo nella giusta direzione è stato compiuto.