Venosa festeggia oggi San Felice, compatrono della Città oraziana assieme a San Rocco.
Le informazioni su quest’uomo di Dio sono frammentarie.
Sicuramente visse tra il 246 e il 303 d.C. ed era vescovo di Thibiuca, località dell’odierna Tunisia.
Nel 303, Magniliano, magistrato di Thibiuca, eseguendo gli ordini imperiali, fece convocare in tribunale il vescovo Felice, il quale si rifiutò di consegnare alla magistratura civile i Libri sacri.
Pertanto venne inviato a Cartagine dal proconsole Anulino e, dopo alcuni giorni di carcere, rinnovò il rifiuto e venne condannato a morte per decapitazione.
La sentenza sarebbe stata eseguita il 15 Luglio del 303, durante l’impero di Diocleziano, e il suo corpo venne seppellito nella basilica di Fausto, celebre per le tante sepolture di martiri cristiani.
Secondo la sua stessa testimonianza, raccolta in punto di morte, aveva 56 anni.
Alcune reliquie di San Felice giunsero in qualche modo dall’Africa a Venosa; qui il culto si propagò al punto da far scaturire leggendarie ricostruzioni della sua vita, secondo le quali non avrebbe subito il martirio a Cartagine, bensì proprio a Venosa (luogo d’esilio), per mano del prefetto.
La tradizione ancora dice che la luna, quella notte, si tinse del colore del sangue e il vescovo Felice, giunto presso il luogo del supplizio, s’inginocchiò e, dopo aver raccomandato la sua anima al Padre, offrì il suo capo al carnefice.
Auguri a tutti coloro che portano il suo nome.