“La questione Stellantis è la vera emergenza a cui la Regione Basilicata deve assicurare assoluta priorità di azione.
È indispensabile la definizione di una strategia complessiva che contempli sia i provvedimenti urgenti per sostenere le imprese dell’indotto in grande difficoltà, sia gli interventi volti ad assicurare un futuro alla filiera automobilistica lucana difendendo l’esistente ma anche stimolando nuovi possibili investimenti”.
È il monito che arriva dal presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma, che aggiunge:
“E’ apprezzabile lo sforzo che la Regione sta facendo a difesa dell’industria del comparto.
Il fondo che si sta valutando a favore delle imprese che gravitano intorno alla multinazionale è di fondamentale importanza per garantire ad esse sostegno economico in una fase così complicata.
Non c’è più tempo ed è necessario agire in fretta.
Ma questi mesi sono cruciali anche per definire una progettualità che vada oltre la dimensione della stretta emergenza.
È necessario ottenere subito da Stellantis, con la triangolazione del nuovo Governo, la disponibilità di un tavolo specifico per lo stabilimento lucano per comprendere quali siano le reali prospettive industriali e definire, di conseguenza, le azioni da mettere in campo per salvaguardare livelli produttivi e occupazionali.
Ma la sola difesa dell’esistente non può bastare.
È necessario programmare e realizzare tempestivamente le condizioni per nuovi investimenti.
È improcrastinabile che la Regione eserciti da subito nei confronti del nuovo Governo una forte azione di sensibilizzazione rispetto all’assoluta priorità che la questione Stellantis riveste per l’Italia e per la Basilicata”.
A spiegare la situazione di complessità crescenti in cui versano le 26 imprese dell’indotto che danno lavoro a oltre 3.000 unità, è il presidente della sezione Industrie meccaniche, elettriche ed elettroniche di Confindustria Basilicata, Carlo Carulli:
“Ormai da settimane stiamo lavorando a singhiozzo a causa di una sensibile riduzione delle attività determinata prevalentemente, ma non solo, dalla carenza di componenti elettronici.
Nella migliore delle ipotesi, il 2022 si chiuderà con circa 170.000 auto prodotte, più del 32 per cento in meno rispetto ai già ridotti volumi del 2019.
Questo, chiaramente, ha pesanti risvolti occupazionali, anche in considerazione del grande ricorso che le imprese hanno già fatto agli ammortizzatori sociali.
Va messa a punto una vera e propria cassetta degli attrezzi per accompagnare l’indotto in questa complicata fase di transizione.
Oltre al fondo che si sta valutando per il sostegno economico alle imprese, è necessario accelerare l’iter per il riconoscimento dell’Area di crisi industriale complessa.
Questo consentirebbe innanzitutto il ricorso ad ammortizzatori sociali adeguati a gestire il non breve periodo di transizione.
Inoltre, ne conseguirebbe l’attuazione di politiche e programmi per la reindustrializzazione e riconversione produttiva con l’utilizzo dei vari regimi di aiuto applicabili, investimenti produttivi anche a carattere innovativo, riqualificazione delle aree interessate, formazione del capitale umano, recupero ambientale ed efficientamento energetico.
È poi fondamentale garantire la piena esecutività con istruttorie veloci ed efficaci dei bandi che la Regione ha meritevolmente messo in campo, come quello a sostegno degli investimenti per l’efficientamento energetico e l’altro relativo ai contratti di sviluppo a valenza regionale.
Esiste un serio rischio di deindustrializzazione per la filiera automobilistica lucana che metterebbe in ginocchio tenuta economica e sociale della nostra regione e che, pertanto, va scongiurata con ogni mezzo e ad ogni costo”.