Stangata per gli automobilisti in arrivo.
Come riporta Money.it:
“Da oggi, infatti, come deciso dal governo Meloni, lo sconto sulle accise dei carburanti degli ultimi mesi scenderà da 30,5 a 18,3 centesimi.
L’aumento del prezzo varrà per tutti, tranne per gli autotrasportatori.
Fare il pieno, quindi, costerà ogni volta qualche euro in più, con un aggravio annuo che può arrivare fino a 150 euro ogni dodici mesi.
L’esecutivo, quindi, va contro le promesse elettorali fatte da Fratelli d’Italia e Lega, che per molti anni hanno protestato per il prezzo dei carburanti troppo alto, dicendo di voler abbattere le accise, in parte legate ad eventi catastrofici avvenuti in Italia anche 50 anni fa.
I partiti più rappresentativi all’interno del governo avevano quindi promesso di abbattere il costo della benzina, senza aumentarlo.
Oggi il prezzo dei carburanti è nettamente più basso rispetto ai mesi scorsi.
In queste ore i prezzi medi, che non risentono ancora del rimbalzo delle quotazioni del petrolio e dei prodotti raffinati, sono di 1,65 euro al litro per la benzina self service e 1,73 euro al litro per il diesel self service.
Si può però trovare tranquillamente la benzina in alcuni distributori anche a 1,5 euro al litro o poco più.
Quanto al servito la media della benzina verde è sotto quota 1,8 euro al litro, il gasolio è a 1,88 euro al litro.
Lo sconto sulle accise era stato introdotto lo scorso 22 marzo e poi prorogato per nove volte.
Con l’ultimo decreto Accise, però, viene tagliato.
Ogni mille litri di benzina e diesel, quindi, il costo sale di 100 euro, mentre per il Gpl l’aumento sulle stesse quantità è di 34 euro.
Secondo il Codacons ogni pieno costerà fino a 6 euro in più, con una spesa annua aggiuntiva in media di 146 euro a famiglia.
Per il presidente Carlo Rienzi, poi, ci potrebbero essere anche ‘pesanti effetti indiretti’.
Ad esempio si potrebbe verificare ‘un aumento dei prezzi al dettaglio per i beni trasportati, considerato che l’85% delle merce in Italia viaggia su gomma’, ma si potrebbe assistere anche a ‘conseguenze negative sull’inflazione, in un momento in cui i listini al dettaglio andrebbero calmierati’.
Secondo Massimiliano Dona, numero uno dell’Unione Nazionale Consumatori, il governo si è mosso con ‘un atto da kamikaze, un suicidio politico’.
Il suo giudizio sull’esecutivo è netto: ‘ha poche idee e confuse’.
Dal 13 al 16 dicembre, poi, ci sarà uno sciopero di tre giorni dei benzinai in autostrada.
Le 72 ore di stop saranno consecutive e partiranno per la precisione alle 22:00 di Martedì 13 Dicembre, per terminare alla stessa ora di venerdì 16 Dicembre.
Le associazioni di categoria Faib, Fegica ed Anisa fanno notare che senza interventi del governo continuerà lo stato di ‘assoluto degrado a cui sono state sottoposte le aree di servizio autostradali’ e il calo dei consumi e degli acquisti da parte della gente, ‘già scesi dell’80% negli ultimi 10 anni’.
In particolare alla base della protesta c’è la bozza di un decreto interministeriale che non prevede la richiesta ‘razionalizzazione della rete per una maggiore efficienza’, riproponendo invece ‘un sistema di imposizione di royalty ad esclusivo vantaggio della rendita di posizione dei concessionari”, senza “abbattere la differenza abnorme di prezzi tra viabilità ordinaria e autostradale’.
Per tutti questi motivi conviene fare proprio oggi il pieno di benzina e diesel, risparmiando qualche euro rispetto a quanto si pagherebbe se lo si facesse nei prossimi giorni.
Per il periodo successivo, poi, bisognerà vedere come si muoveranno le quotazioni del petrolio sui mercati internazionali.
Al momento Brent e Wti negli Stati Uniti sono in ripresa, viste le minori preoccupazioni sulla Cina, che è un grande compratore di petrolio.
Tuttavia nel 2023 gli analisti prevedono una domanda in calo, con i produttori dell’Opec+ che hanno già iniziato un primo ciclo di tagli all’offerta.
Decisivi saranno i dati sul Pil dei Paesi occidentali e le mosse delle banche centrali europea e americana.
In caso di recessione, prevista per mezza Europa dall’Fmi, abbinata magari a tassi di interesse che rimangono alti, anche il petrolio subirebbe un calo.
Il prezzo, quindi, potrebbe scendere, ma a dispetto di un’economia che va male (quindi con brutte conseguenze su altri versanti, a partire dal lavoro) e stimolando una possibile reazione difensiva dell’Opec+, con effetti ancor più problematici”.