“I ritardi e le inadempienze della Regione Basilicata nel rendicontare l’effettiva attribuzione ai destinatari delle risorse del Fondo Dopo di Noi, finalizzato ad assicurare l’autonomia e l’inclusione delle persone affette da disabilità grave e prive di sostegno famigliare, accresce le difficoltà di tanti cittadini lucani, già costretti a vivere in una condizione di grande fragilità.
L’Assessore Fanelli intervenga nel più breve tempo possibile, per porre rimedio a tale situazione incresciosa”.
E’ quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale Giovanni Vizziello in virtù dell’analisi condotta dalla Corte dei Conti sull’attuazione del Fondo Dopo di Noi e delle misure previste dalla Legge 112 del 2016.
Spiega Vizziello:
“La magistratura contabile rileva che Regione Basilicata non ha provveduto ad inviare al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la rendicontazione delle risorse trasferite dal Governo nel 2018 e per questo motivo non ha ricevuto la quota delle risorse del Fondo Dopo di Noi relative all’annualità 2020.
Un grave inadempimento, che determina la mancata erogazione alla nostra regione di quasi 750mila euro, a tanto ammontano infatti le risorse assegnate alla Basilicata per il 2020 dal decreto ministeriale di riparto di detto Fondo e non erogate a causa della mancata rendicontazione del secondo anno precedente.
L’Assessore Fanelli converrà che la Basilicata non può permettersi il lusso di gettare alle ortiche 750 mila euro destinati ad alleviare le sofferenze di chi è meno fortunato di noi, né di dar luogo in Basilicata ad un’applicazione limitata di una legge come quella sul Dopo di Noi che vuole contrastare l’isolamento di chi è affetto da disabilità grave.
Una Legge che tenta di dare una risposta concreta alla domanda che tutti i genitori di figli diversamente abili si pongono ogni giorno: chi si prenderà cura di mio figlio disabile quando io non ci sarò più o sarò troppo vecchio per assisterlo?
Una legge volta a promuovere l’autonomia e l’indipendenza delle persone disabili, consentendo loro anche di continuare a vivere nelle proprie abitazioni e di sviluppare, con l’ausilio delle associazioni, programmi di vita indipendente”.