“Le lavoratrici che intendono uscire prima dal mondo del lavoro, andando in pensione anticipata, possono inoltrare la domanda per usufruire di ‘opzione donna’, anche se l’ultima legge di bilancio ha ristretto la platea rispetto agli anni scorsi“.
Come precisa Today:
“L’opzione donna è accessibile a tutte le lavoratrici disoccupate (la donna deve risultare licenziata o dipendente da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto), le lavoratrici che assistono persone con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, numero 104 e le lavoratrici con un riconoscimento di invalidità civile di grado almeno pari al 74%.
La lavoratrice, che sia dipendente oppure autonoma, deve avere 60 anni e 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2022.
Ci sono casi ‘eccezionali’ rispetto allo standard dei requisiti.
In presenza di un figlio, il requisito anagrafico scende di un anno (59 anni), di due anni in presenza di due figli (58 anni).
Per le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi, invece, i requisiti sono 58 anni e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022 e si prescinde dal numero di figli.
Come inviare la domanda?
I canali a disposizione delle lavoratrici sono tanti.
Il principale è tramite il sito dell’Inps, accedendo tramite Spid di livello 2, Cns-carta nazionale dei servizi o Cie-carta di identità elettronica e seguendo il percorso: ‘prestazioni e servizi’ > ‘servizi’ > ‘pensione anticipata opzione donna’ > ‘domanda’.
Si può anche inoltrare la richiesta attraverso i servizi telematici offerti dagli istituti di patronato riconosciuti dalla legge, oppure telefonando al contact center integrato al numero verde 803164 o il numero 06164164.
Quest’anno, però, rischiano di essere poco più di duemila le donne che potranno sfruttare ‘opzione donna’ per andare in pensione in anticipo, tenuto conto delle nuove regole più stringenti introdotte dall’ultima manovra del governo.
Con i vecchi requisiti, le potenziali beneficiarie di opzione donna sarebbero state circa 40mila.
Secondo invece le regole attuali, le beneficiarie nel triennio 2023-2025 sono circa 5.100, di cui la metà, circa 2.500, nel 2023.
Rispetto al 2020-2022, nel prossimo triennio potrebbe esserci un calo dell’87% delle istanze.
La riforma delle pensioni e le ipotesi di modifica
Ecco perché si parla di ipotesi di modifiche.
Mercoledì 8 febbraio al ministero del lavoro ci sarà il secondo confronto con le parti sociali sul tema della riforma delle pensioni.
In questa sede sarà toccato anche il tema opzione donna e più in generale della previdenza per le lavoratrici.
A tal proposito i sindacati chiedono di tornare alle vecchie regole e anche il governo non esclude di rivedere i limiti.
‘Le donne devono essere maggiormente aiutate anche sul versante delle regole previdenziali’, ha sottolineato nei giorni scorsi il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.
Oltre ai sindacati, anche le opposizioni sono dello stesso avviso: in diversi emendamenti al decreto Milleproroghe viene riportata la possibilità di tornare alle vecchie regole, ripristinando i requisiti meno stringenti in vigore fino al 2022″.