“Classi energetiche ancora più alte per abitazioni e edifici non residenziali da raggiungere entro i prossimi dieci anni.
Ma anche una serie di deroghe che escludono dalla stretta seconde case, immobili storici, alloggi sociali e luoghi di culto.
Compresa una clausola che sposta al 2037 le ristrutturazioni per il 22% del patrimonio abitativo che comporterebbe costi economici eccessivi a carico dei proprietari.
Sono queste le principali novità del testo con cui il Parlamento europeo intende modificare la direttiva Ue sul rendimento energetico nell’edilizia, la cosiddetta direttiva ‘case green'”.
È quanto si apprende da Europa Today che aggiunge:
“Le classi energetiche
La commissione Industria dell’Eurocamera ha approvato quella che, se confermata dalla plenaria, sarà la posizione dei deputati nei negoziati con gli Stati membri per dare vita alla forma finale della direttiva proposta dall’Esecutivo Ue.
Il testo originale ha provocato una levata di scudi soprattutto in Italia, con larga parte del mondo politico e delle associazioni del settore immobiliare che vedono nella direttiva una stangata per proprietari e imprese.
I governi Ue hanno già presentato una contro-proposta che ridurrebbe di molto gli obblighi di ristrutturazione per gli Stati.
Il Parlamento ha invece approvato un testo che si trova a metà strada tra le spinte degli ambientalisti e quelle del fronte anti-direttiva.
A prima vista, la posizione degli eurodeputati, che ha ottenuto il sostegno di una coalizione che va dai moderati del centrodestra (Ppe) al centrosinistra e ai verdi, sembra rendere ancora più ambiziosa la corsa verso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici.
Se la Commissione proponeva per gli edifici residenziali di raggiungere almeno la classe di prestazione energetica F entro il 2030 e E entro il 2033, il Parlamento chiede che i due target siano la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033.
Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030 (anche qui la Commissione aveva proposto rispettivamente F ed E).
Le deroghe
L’ambizione più elevata, però, è stata decisamente smorzata da tutta una serie di deroghe, assicurano Pd e M5s, favorevoli al testo.
Innanzitutto, le condizioni di partenza: finora in Italia si è discusso soprattutto del fatto che almeno un terzo delle case nel nostro Paese abbia una classe energetica G, la più bassa.
Secondo il testo del Parlamento, questa statistica andrà rivista: in ogni Stati membro, la G verrà assegnata al 15% degli edifici con le peggiori prestazioni nel parco nazionale.
In altre parole, con la direttiva, oltre la metà della case a più bassa prestazione energetica verrebbe subito promossa alla classe superiore, la F.
Fatta questa prima cernita, la proposta dell’Eurocamera amplia le deroghe già previste dalla proposta iniziale della Commissione: dalla stretta sulle ristrutturazioni si salverebbero le secondo case, i monumenti, gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici tecnici, le chiese e altri luoghi di culto.
‘Gli Stati membri possono anche esentare gli alloggi pubblici sociali, laddove i lavori di ristrutturazione porterebbero ad aumenti degli affitti che non possono essere compensati risparmiando sulle bollette energetiche’, si legge in una nota del Parlamento.
Altra importante deroga riguarda la flessibilità concessa agli Stati di poter rinviare al 2037 l’obbligo di ristrutturazione di una fetta del patrimonio abitativo, il 22%, ‘a seconda della fattibilità economica e tecnica dei lavori di ristrutturazione e della disponibilità di manodopera qualificata”. Inoltre, novità non da poco, il Parlamento ha chiesto la “cancellazione dell’articolo che nella proposta della Commissione prevedeva penalità per mancati adeguamenti’, spiega l’eurodeputata del Pd, Beatrice Covassi.
Un nuovo fondo Ue
Tra i punti importanti della contro-proposta dell’Eurocamera c’è anche la creazione di un nuovo fondo europeo per finanziare le ristrutturazioni, l’Energy performance renovation fund, e consentire anche interventi a costo zero per le famiglie più vulnerabili.
Non è chiaro come verrà rimpinguato questo fondo.
Per l’eurodeputato 5 Stelle Fabio Massimo Castaldo, occorre far leva sugli eurobond come fatto con il Sure e il Recovery: ‘L’emissione di debito comune europeo eviterebbe che quei Paesi che hanno maggiore spazio fiscale droghino il mercato unico concedendo più liquidita alle loro aziende’, dice Castaldo.
Nuove costruzioni
Secondo il testo adottato dall’Eurocamera, poi, tutti i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero dal 2028, mentre i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di autorità pubbliche dal 2026 (la Commissione ha proposto rispettivamente il 2030 e il 2027).
Tutti i nuovi edifici dovrebbero essere dotati di tecnologie solari entro il 2028, ove tecnicamente idoneo ed economicamente fattibile, mentre gli edifici residenziali in fase di ristrutturazione hanno tempo fino al 2032 per conformarsi.
Divieto di caldaie a gas entro il 2035
Come per la proposta iniziale, anche quella del Parlamento mira a garantire che l’uso di combustibili fossili negli impianti di riscaldamento, per i nuovi edifici e gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti, ristrutturazioni profonde o rinnovamenti dell’impianto di riscaldamento, non sia autorizzato dalla data di recepimento della presente direttiva.
Dovrebbero essere completamente eliminate entro il 2035, a meno che la Commissione europea non ne consenta l’uso fino al 2040, affermano i deputati”.