Riceviamo e pubblichiamo una nota dei Consiglieri Comunali Vincenzo Bufano, Angela Di Lalla, Carmine Flammia, Luigi Simonetti, Livio Valvano:
“L’ultimo Consiglio Comunale tenuto a Melfi il 7 febbraio fa registrare criticità e motivi di preoccupazione.
Vedere il Sindaco, la Giunta e l’intera maggioranza della destra melfitana rifiutarsi di partecipare alla discussione sullo stato di manutenzione delle infrastrutture e sulle opere pubbliche, portata in Consiglio dal centrosinistra, è un sintomo preoccupante.
Nonostante siano passati ben 16 mesi dalle elezioni a Melfi, la maggioranza continua a caratterizzarsi sui toni da campagna elettorale: “come siamo bravi Noi rispetto a loro”, per qualunque problema “… la colpa è del centrosinistra”, se manca il personale “è colpa del centrosinistra”.
Recitano a memoria una filastrocca ripetitiva, a tratti simile ai cori da stadio.
E’ un atteggiamento goliardico, quello di pensare di giocare con l’amministrazione della città, nell’idea di “vendere le castagne al capoluogo di regione”, tanto per citare uno noto slogan; può sembrare addirittura simpatico ma alla lunga corre il rischio di rafforzare gli egoismi individuali, isolare, indebolire e disunire una comunità che oggi più che mai appare orfana per l’assenza di un progetto, una missione, un ruolo nel sistema socio-economico regionale.
Per questo abbiamo pensato di tendere la mano, collaborare e cercare il confronto sulla grave crisi operativa dell’Amministrazione che, sotto gli occhi di tutti, appare del tutto immobile su molte materie, a partire dalla manutenzione delle infrastrutture urbane.
Il gesto non solo non è stato capito ma è stato goffamente respinto con una chiusura a riccio.
L’ansia da prestazione – per la serie “risolviamo tutto in poche settimane dopo le elezioni” – non seguita dai fatti, insieme alla necessità di caratterizzarsi come migliori dei predecessori, sta peggiorando a vista d’occhio la vivibilità della città.
Abbiamo evidenziato “l’orrore del Carmine”, dove il desiderio di evidenziare “il prima e il dopo”, li ha spinti a cadere in quella che possiamo definire la “trappola della voragine”, che si sono costruiti da soli.
Uno spreco incredibile di risorse pubbliche per aver fatto un intervento (senza gara pubblica per l’affidamento dei lavori) che avevamo raccomandato “di non fare” e che, come previsto, ha peggiorato il rischio idraulico presente nel centro storico.
Adesso insistono nell’errore con un altro “pronto intervento” (anche questa volta senza gara pubblica per l’affidamento dei lavori), per vedere lo stato del sottosuolo, così dicono, sprecando altro denaro pubblico, ignorando ciò che il buon senso e l’esperienza dei precedenti interventi realizzati su Via Vittorio Emanuele nel 2018 hanno evidenziato.
Alla fine, dopo il secondo e inutile intervento, dovranno fare, finalmente, ciò che era evidente e noto dover fare già dall’inizio: ricostruire la strada demolendola, utilizzando il buon senso e l’esperienza ultra decennale dei precedenti funzionari comunali che avevano la consapevolezza “di non poter sapere quale fosse lo stato reale del sottosuolo nel centro-storico di Melfi e dei sottoservizi” e, quindi, di dover procedere con l’intelligenza della necessaria approssimazione, in un contesto delicatissimo, frutto di numerose e successive stratificazioni, nel corso dei secoli precedenti, caratterizzate dal succedersi di rovinosi terremoti.
Inutile e infruttuoso il tentativo di discutere sulle emergenze e le priorità segnalate.
Tra le tante: il servizio di manutenzione ordinaria delle strade, il rischio idraulico della Melfia, i lavori per la tenuta sismica delle scuole Nitti e Marottoli, l’Istituto Berardi, l’area a rischio frana delle mura di Porta S. Antolino, la tenuta sismica del palazzo dell’ex Tribunale, le strade interpoderali, l’attivazione dei cantieri per la costruzione di 24 alloggi di edilizia popolare cui non bisogna rinunciare, il trasporto scolastico per le Frazioni e il quartiere Bicocca.
La speranza per tutti noi è che tra i ritornelli e le cantilene, questa fase di stallo corrisponda alla filastrocca del “primo giorno di scuola” e non a quella dal titolo “alla larga alla stretta”, che ha un finale infausto:” la castagna non c’è più e Pinocchio cade giù”.