“Dopo la terribile crisi energetica provocata dal conflitto in Ucraina, che ha acuito gli aumenti già registrati in precedenza, le quotazioni del gas tornano su livelli pre-guerra, segnando un nuovo storico record.
Dopo 18 mesi ‘l’oro azzurro’ scende sotto i 50 euro per la prima volta da dicembre 2021“.
È quanto si apprende da QuiFinanza che precisa:
“Ad Amsterdam i future Ttf, punto di riferimento per il prezzo del metano in Europa, hanno chiuso in apertura di seduta con un dato estremamente positivo: il prezzo ha toccato i 49,5 euro al megawattora, con una flessione del 4%.
Da inizio anno le quotazioni hanno registrato complessivamente una flessione del 34,7%.
Di quanto è sceso il costo del gas e perché
I prezzi del metano sono crollati di oltre l’80% rispetto al picco registrato ad agosto 2022, quando i tagli alle forniture provenienti dalla Russia spinsero il costo fino alla somma record di 343 euro al megawattora.
A inizio gennaio 2022, prima dello scoppio della guerra in Ucraina, il gas scambiava a 75 euro al megawattora.
Le ragioni della brusca inversione di tendenza registrata in Europa sono legate essenzialmente a quattro fattori:
- un inverno mite;
- la riduzione dei consumi;
- la diversificazione degli approvvigionamenti;
- un ricorso maggiore al GNL (gas naturale liquefatto) proveniente soprattutto da Stati Uniti e Qatar.
Scampato pericolo?
Gli analisti invitano però i cittadini europei a non esultare troppo, perché il pericolo di nuovi aumenti delle bollette non è stato scongiurato in maniera definitiva.
I prezzi potrebbero infatti salire nuovamente in caso di colpi di coda dell’inverno e nuove ondate di freddo prolungato, nonché da interruzioni delle forniture.
Anche la concorrenza con i mercati asiatici per accaparrarsi il GNL potrebbe comportare un nuovo rialzo.
In quest’ottica, gli alti livelli di stoccaggio rappresentano uno scudo efficace a questo pericolo.
La media europea in questo senso si aggira intorno al 65%.
L’Italia è perfettamente in linea con questo dato, anche se decisamente meno virtuosa di Portogallo (100%) e Svezia (95%). Seguono la Germania, con circa l’80%, la Francia col 60% e la Lettonia col 40%.
Da parte sua, la Russia è convinta che continuerà a giocare un ruolo di primo piano nell’approvvigionamento di gas naturale, la cui domanda secondo Putin ‘è destinata ad aumentare’.
Intanto però Austria e Germania, il Paese europeo più dipendente dai flussi russi, hanno sottoscritto un accordo bilaterale sulla responsabilità e sull’uso condiviso degli impianti di stoccaggio di gas naturale Haidach e 7Fields, che si trovano in Austria ma sono collegati alla rete tedesca.
Cosa succederà nel 2023
Tuttavia, se si osservano i dati assoluti, il prezzo del gas appare ancora alto, circa il doppio della media storica del periodo.
Il calo record del costo è però promettente anche sul versante dell’elettricità, che in Italia viene prodotta in larga parte (circa il 40%) da centrali alimentate a metano.
La diminuzione delle spese per l’energia farà sentire i suoi effetti anche sull’andamento dell’inflazione (che intanto si mangia anche la pizza, come abbiamo spiegato qui).
Ma non è tutto oro quel che luccica: il calo record del prezzo del gas nasconde anche diverse insidie.
Al netto delle scorte che ci tengono al caldo e sereni, col ritorno dell’autunno e dell’inverno a fine 2023 la partita sarà di nuovo tutta da giocare.
E con una Cina che, come accennato, rilancerà la sua concorrenza sul mercato del GNL.
Tutto questo potrebbe portare a un nuovo rialzo dei prezzi rispetto all’attuale valutazione dei future.
Dall’altro lato, se si prospettasse un altro inverno mite, si ripresenterà un altro grande problema: l’aumento dell’inquinamento, dal quale dipende l’aumento della temperatura globale. Con conseguenti pericoli di siccità e, chiudendo il circolo vizioso, di utenze ed energia”.