“L’applicazione dei commi 557, 558, 560 e 561 dell’art. 1 della Legge 29 dicembre 2022, n.197, che riguarda il dimensionamento scolastico, determinano forti penalizzazioni per la Basilicata con il conseguente ulteriore depauperamento di servizi e di presìdi culturali e sociali per le nostre comunità.
Queste norme, se applicate, in Basilicata determinano una vera e propria lesione del diritto costituzionale all’istruzione e l’allargamento della forbice tra i cittadini delle diverse realtà italiane”.
E’ quanto dichiara il capogruppo PD in Consiglio regionale, Roberto Cifarelli che aggiunge:
Sono evidenti i profili di incostituzionalità in quanto violerebbe gli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione.
Dall’anno scolastico 2024-2025 per poter mantenere l’autonomia scolastica, e quindi un dirigente di ruolo, viene alzato il coefficiente ad un minimo di 900 alunni rispetto agli attuali 600.
Molte scuole, dunque, dovranno essere accorpate, soprattutto nelle aree interne, quelle periferiche e nei comuni montani.
Come già evidenziato dal Consigliere provinciale di Potenza, Vincenzo Bufano, in Basilicata si passerebbe dalle attuali 115 scuole con dirigente proprio ed autonome alle 84 previste per l’anno scolastico 2024-2025 con una riduzione del 31%.
I nostri Sindaci conoscono le grandi difficoltà già con l’attuale soglia a mantenere in Basilicata, specie nei piccoli centri, gli attuali livelli di servizi scolastici.
Nei giorni scorsi sull’argomento sono intervenuti l’on. Enzo Amendola, l’Assessore regionale all’istruzione Galella ed il Presidente della Provincia di Matera, Marrese, oltre ad esponenti di altre forze politiche.
Per questa ragione ho deciso di presentare insieme ai colleghi di minoranza Braia, Leggieri, Perrino, Pittella, Polese, Trerotola, Vizziello e Zullino una richiesta di seduta straordinaria del Consiglio regionale per impegnare la Regione a presentare ricorso alla Suprema Corte Costituzionale avverso il provvedimento legislativo nazionale, ricorso che è stato presentato anche dalle Regioni Campania, Emilia Romagna, Toscana e Puglia, a riprova della dubbia costituzionalità della norma e del mancato rispetto del principio di leale collaborazione Stato-Regioni.