Perché il reddito minimo, che doveva partire dal 1 Maggio, ancora si trova in una situazione di stallo?
A tal proposito il consigliere aderente ad Art. Uno Mdp, Giannino Romaniello, ha dichiarato:
“Apprendiamo dal comunicato fatto dall’ufficio stampa della Giunta di un incontro che si è tenuto con le OO.SS ed una delegazione di lavoratori e il Presidente Pittella, in cui il Presidente, oltre a parlare di verifica tecnica da fare con gli uffici per l’avvio del reddito minimo che ricordiamo doveva partire il 1 Maggio, ha dichiarato che ha bisogno di fare un approfondimento politico in maggioranza, facendo riferimento ad un “cambiamento di programma che si preannuncia sostanziale”.
Non comprendiamo perché a seguito del mancato avvio previsto il primo maggio; data che era stata considerata per certa, oggi si parla di modifiche sostanziali, e non si sa quando e come partirà il programma finalizzato a dare una risposta ad una parte dei circa 10 mila cittadini che hanno fatto domanda oltre due anni fa.
Quali sono queste modifiche? Quali le ragioni alla base delle stesse? Perché si parla di modifica della intesa raggiunta con il ministero?
Appare veramente singolare che dopo aver approvato la norma e deliberato nella commissione competente del Consiglio che non vi erano ostacoli, ora, senza alcuna informazione data né in commissione e nè tantomeno in Consiglio, a due anni di distanza si parla di modifiche sostanziali.
Ricordiamo a tutti che già l’idea di costituire due platee differenti contrasta con il concetto stesso di reddito minimo /reddito d’ inserimento che ha valenza generale ed indistinta, tant’è che tale scelta operata dalla giunta regionale ha determinato una serie di criticità e disuguaglianze tanto da lasciare fuori dalla ipotetica platea dei destinatari tantissimi beneficiari della platea dei Copes oltre che di cittadini in grave condizione sociale e di povertà, per cui appare avventata l’idea di rivedere la impostazione generale definita con il bando.
A nostro parere è necessario far partire il programma immaginando le fasi di inserimento ed utilizzazione dei destinatari nei progetti predisposti dagli enti, tenendo conto delle diverse competenze, grado di istruzione ed aree di intervento.
Non sfugge a nessuno che solo con l’avvio della sperimentazione del programma è possibile comprendere l’entità della platea degli esclusi, a partire da quelli che fino ad oggi hanno partecipato ai tirocini in quanto destinatari degli ex interventi Copes e mobilità in deroga.
Politiche d’inclusione e non semplice sostegno reddituale, che molti vedono come sola forma assistenziale, necessitano in un territorio che da troppi anni fa registrare scarse politiche di sviluppo di vere attività produttive ed una eccessiva percentuale di lavoro nero e sommerso.
Il superamento delle due agenzie di formazione pubbliche con la nascita della LAB deve rappresentare un cambio sostanziale delle politiche del lavoro a partire dalla capacità di leggere i fabbisogni formativi e professionale del nostro sistema produttivo come pure della platea dei disoccupati della regione.
Calibrare le azioni di politiche attive e passive del lavoro è fondamentale per far sì che il reddito minimo sia vissuto come strumento temporaneo di sostegno, cosi come ci dice l’Europa piuttosto che quale semplice assistenza.
Unitamente all’avvio del programma d’inserimento e sviluppo di attività di lavori di pubblica utilità bisogna lavorare al prosieguo dei programmi di tirocini formativi d’inclusione per il resto della platea degli ex COPES che non rientrano fra i destinatari del reddito d’inserimento di cui alla graduatoria solo perché percettori in passato della indennità che come tutti sappiamo è servita a far sopravvivere tanti nuclei familiari piuttosto che farli vivere dignitosamente”.