La Cisl Medici di Basilicata lancia l’allarme sulla situazione della medicina territoriale e parla di «rischio di implosione del sistema».
In un documento molto dettagliato la segreteria regionale evidenzia che:
“l’emergenza Covid ha acutizzato le criticità già esistenti e sollevato perplessità rispetto ad un sistema che era già malato, sollecitando ad una riflessione sulla necessità di rivedere gli assetti dei servizi di settore».
La pandemia ha prodotto una pressione sulle strutture sanitarie, sui carichi di lavoro del personale, sulla continuità assistenziale per i pazienti cronici e disabili, sui programmi di screening, molto pesante, dirompente ed inaspettata perché il sistema, pur pronto da un punto di vista professionale, si è trovato impreparato da un punto di vista strutturale a fronteggiare l’emergenza.
La pandemia non ha fatto altro che manifestare nella maniera più chiara e cruda possibile quello che da più parti veniva da anni prospettato come rischio di implosione di un sistema.
L’emergenza pandemica è stato solo il crocevia della storia dove si sono incontrati i limiti di una sanità ormai vecchia e consumata da logiche gestionali miopi che hanno portato ad un territorio non ben organizzato, ad ospedali diventati luoghi di bilanciamento finanziario e non luoghi di produzione di salute, con personale sempre più strutturalmente carente e con gli effetti di una scellerata quanto folle normativa di numero chiuso che oggi fa esplodere nella sua interezza il problema della carenza di medici.
Per gestire una tale situazione serve innanzitutto una governance della sanità che sia all’altezza della situazione e assicuri competenza, qualità questa che, in Basilicata, non sembra esserci.
Il riferimento è al perdurare di situazioni di assoluta precarietà, per non dire di franca illegittimità, negli assetti strategici di due delle quattro aziende sanitarie della regione (ASP e CROB), con una direzione generale del dipartimento per la Salute e le politiche della persona ‘a gettone’, con una presenza limitata a uno o due giorni a settimana.
Questi sono solo alcuni esempi di una mediocre (mala)gestione della sanità in Basilicata».
Ad oggi ancora non esiste un atto di adozione da parte della Regione Basilicata del riparto definitivo delle disponibilità finanziarie di parte corrente a destinazione indistinta, vincolata e finalizzata per il servizio sanitario regionale per l’anno 2021.
Il quadro si circostanzia nel fatto che, sulla base di una indicazione provvisoria di riparto delle disponibilità finanziarie trasmessa alle aziende sanitarie dalla Regione Basilicata a mezzo pec, mentre l’AOR San Carlo e l’IRCCS CROB hanno adottato i rispettivi bilanci consuntivi di esercizio 2021 nel rispetto dei termini fissati dal D.Lgs 118/2011, come differiti (31.05.2022) dall’art. 11-ter del DL 4/2022 coord. con la legge di conversione n. 25 del 28.3.2022, l’ASM ha adottato il suo bilancio il 30.12.2022 chiudendo l’esercizio 2021 in disavanzo, e l’ASP ha provveduto ad adottare il proprio bilancio consuntivo 2021 solo in data 7 febbraio u.s.
Tali ultimi bilanci risultano attualmente in attesa del provvedimento di approvazione definitiva da parte della Giunta regionale, ai sensi e per gli effetti della L.R. 39/01, art. 44.
Il ritardo negli adempimenti previsti in materia di chiusura degli esercizi finanziari assume un livello di alta gravità, stante il carattere di atto fondamentale che l’approvazione del bilancio riveste per l’azienda sanitaria, soprattutto per la natura di strumento di programmazione e controllo che ad esso va riconosciuta.
I bilanci consuntivi annuali delle aziende sanitarie acquistano un rilievo fondamentale, in quanto legati all’obbligo delle Regioni di predisporre e sottoporre all’approvazione della Giunta regionale un bilancio economico annuale consolidato del SSR.
Come anche recentemente affermato dalla sezione regionale di controllo per l’Emilia-Romagna della Corte dei Conti, i ritardi nell’adozione e approvazione dei bilanci delle aziende sanitarie vanno in generale stigmatizzati per le importanti conseguenze che determinano sulla programmazione del servizio sanitario, sia a livello regionale che aziendale, oltre che sui relativi controlli.
Rispetto a tali temi invitiamo l’Assessore e l’Organo direzionale del dipartimento regionale per la Salute e le Politiche della Persona a vigilare, rispondendo alle funzioni che gli sono proprie; riteniamo che detto Organo dovrebbe abituarsi a concentrare di più le sue attenzioni sui veri temi di tenuta della sanità regionale, piuttosto che elargire impegno e tempo (un giorno a settimana…sigh!) ad attenzionare dati, tra l’altro già in proprio possesso, così come restituiti in bella copia da Agenas.
Se queste sono le condizioni in cui versa la sanità lucana, come organizzazione sindacale non possiamo che continuare a denunciare i fatti e a chiedere con forza il dovuto rispetto per la salute dei cittadini lucani.
Ci auguriamo solo che le nuove nomine dei direttori generali siano il risultato di scelte che utilizzino come unici indicatori il merito e la competenza e che si tralascino le logiche dell’appartenenza.
Abbiamo bisogno di un management capace e competente, che possa aprire confronti seri e costruttivi con le parti sociali e tutti gli organi intermedi, in modo da poter studiare le soluzioni più opportune per concretizzare una sanità regionale che si rispetti”.