“Una sanità contratta in mano ad un’amministrazione inefficiente e miope.
Un bubbone sociale che rischia di portare il sistema al collasso, con anziani e fragili privati dei servizi fondamentali come l’assistenza domiciliare integrata, e buona parte dei cittadini invogliati ad affidarsi alle cure e ai servizi degli ospedali pugliesi, piuttosto che lombardi, emiliani o romani. Ma non lucani”.
Il segretario della Uil Pensionati di Basilicata, Carmine Vaccaro, torna a sollecitare attenzione da parte dell’amministrazione regionale relativamente allo “stato di salute” di un comparto, come quello sanitario, che rappresenta uno dei fattori principali del benessere delle comunità.
Prosegue Vaccaro:
“In assenza di una sanità adeguata e in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini, nonostante le opportunità offerte dal Pnrr, tutto il resto non conta, sono chiacchiere elettorali.
Il bonus gas mi viene da pensare sia stato solo un palliativo per spostare l‘attenzione su altro, mettendo sotto il tappeto tutte le reali criticità.
Assenza di un Piano sanitario, atteso e promesso da Bardi e Leone, (poi da Fanelli) da quattro anni.
La bozza dell’Agenas in quale cassetto è stata sigillata?
Liste d’attesa infinite, problemi per i dializzati nel Materano, questioni in sospeso come pure i pagamenti con la sanità privata e adesso un’altra tegola.
Il rischio di perdere 40 milioni di euro destinate alla Basilicata per l’assistenza domiciliare integrata nell’ambito della Missione 6 del Pnrr.
Si perché a meno di una settimana dalla scadenza del termine l’obiettivo non è stato raggiunto.
L’adeguamento alla direttiva europea sui modelli di assistenza domiciliare integrata è rimasto lettera morta.
L’obiettivo fissato dalla direttiva punta a rafforzare i servizi territoriali attraverso lo sviluppo di strutture di prossimità (case della Comunità) e il potenziamento delle cure a domicilio, fissando il livello di copertura al 10% degli over 65.
Ancora una volta la giunta regionale guidata da Vito Bardi ha dato spettacolo della sua incapacità nella programmazione gestione delle risorse.
Nello specifico quei fondi assegnati alla Basilicata per i prossimi tre anni non potranno essere utilizzati perché l’amministrazione regionale non ha attivato alcun regolamento per disciplinare il comparto.
Vale a dire tutti quegli enti e quei soggetti che attendono di essere autorizzati ed accreditati per svolgere il servizio di cure domiciliari non potranno farlo.
Questo nonostante la legge che disciplina la normativa sia entrata in vigore dal primo gennaio 2021 e l’Intesa Stato regioni risalga al 4 agosto 2021, occasione in cui i rappresentanti dell’ente di Viale Verrastro apposero la loro firma.
L’intesa ha individuato un termine ultimo, il 30 marzo 2023, per il definitivo passaggio di tutte le regioni al nuovo modello di erogazione delle cure domiciliari.
A far data da agosto 2021 quasi tutte hanno dato attuazione all’iter, disciplinando le procedure di autorizzazione e accreditamento.
Solo Basilicata, Calabria, Molise, Valle d’Aosta e Trentino sono risultate inadempienti.
Non avendo attivato la procedura ne consegue lo sbarramento all’accesso per gli operatori, ma soprattutto ripercussioni gravi sull’utenza bisognosa della prestazione.
In questa dimensione si rischia di far naufragare il conseguimento dell’ingente mole di risorse che il Pnrr, nella sistemazione dell’assistenza sanitaria (sempre più indirizzata a mitigare l’accesso alle strutture ospedaliere) destina all’attuazione delle cure domiciliari.
E su questa linea voglio fare un’ultima osservazione.
Il Consiglio regionale su proposta della giunta, nell’ultima seduta di giovedì, ha approvato il cosiddetto Piano operativo territoriale, concepito proprio in linea con il Pnrr.
Tra gli obiettivi: stimolare il miglioramento continuo della qualità dell’assistenza ma anche favorire la prossimità e l’appropriatezza dell’assistenza.
Nel Piano approvato si passa dai 9 distretti di prima ai 6 di oggi.
Mi chiedo se tutto ciò abbia un senso.
Invece di smistare e potenziare l’assistenza sui territori, la si depotenzia.
L’ottica del Pnrr va proprio nella direzione opposta: stimolare i presidi sui territori, per alleggerire il carico d’utenza negli ospedali”.