Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del consigliere Merra:
“In questi ultimi anni ho condotto una battaglia sull’efficientamento degli invasi lucani nella convinzione che il potenziale accumulo della risorsa idrica costituisca nel nostro territorio un fattore straordinario e non negoziabile di sviluppo, soprattutto per il settore agricolo.
A questo proposito ringrazio tanto l’EIPLI che l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale con i quali abbiamo lavorato gomito a gomito per portare avanti una programmazione innovativa e coerente su gran parte della rete di invasi e schemi idrici della nostra regione, di cui ho già descritto validità e importanza in altre occasioni.
In questa ottica, il ripristino, tra gli altri, dello Schema idrico dell’Ofanto costituisce, come ho avuto modo di spiegare personalmente ai Ministri competenti, un fattore non più procrastinabile per l’autosufficienza ed il sostentamento dell’Area Nord della Basilicata e della Puglia.
La Diga del Rendina rappresenta la vera infrastruttura strategica di accumulo delle risorse idriche per la salvaguardia e lo sviluppo di tutta la piana dell’Ofanto.
Un progetto da oltre 100 mln di euro già approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e faticosamente portato avanti sino al finanziamento del primo lotto di 43 mln di euro a valere sui fondi del PNNR.
Una svolta dopo anni di congetture e falsi miti propinati a cittadini lucani e anche pugliesi.
A fronte degli immani sforzi fin qui profusi e delle risorse già intercettate occorre mantenere tutti gli impegni assunti con lungimiranza e grande senso responsabilità.
Gli attori politici e istituzionali coinvolti si adoperino collettivamente per garantire che i progetti avviati e le opere previste siano salvaguardati per il bene della Comunità; occorre dare rapidamente e concretamente al tessuto economico-produttivo dell’area interessata e di tutta la Basilicata le risposte attese e fortemente richieste per il rilancio di quei settori, come quello agricolo, più colpiti da recenti e meno recenti emergenze climatiche, economiche e sociali”.