Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato stampa della Delegazione Basilicata WWF Italia.
Ecco quanto sottolineato:
“Il WWF, pur essendo da sempre in prima linea nel sostenere l’incremento delle energie rinnovabili, esprime la propria netta contrarietà al fotovoltaico flottante negli specchi d’acqua compresi nelle aree protette, unendosi al coro unanime di Associazioni ed Enti che hanno da subito manifestato il proprio dissenso ad un provvedimento che rischia di compromettere il buono stato ecologico di aree naturali tutelate dalla legislazione italiana ed Europea.
Pur recependo il contenuto della nota congiunta dell’Assessore Latronico e del Direttore Tricomi in cui viene specificato che “la pubblicazione delle citate istanze…è resa obbligatoria dall’art 4, comma 4-bis, del decreto legge 39/2023, che per la Regione è obbligatorio pubblicare l’istanza, e che l’eventuale concessione sarà priva di effetto fino al rilascio dell’abilitazione o dell’autorizzazione unica dell’impianto, le quali potranno essere rilasciate solo ed esclusivamente dopo aver verificato il rispetto delle norme in materia di tutela dell’ambiente…”, continuiamo a chiederci perché includere in tale elenco delle aree protette.
L’utilizzo del fotovoltaico flottante inizia ad essere piuttosto diffuso, ma principalmente a livello aziendale, non certamente in aree naturali e tanto meno in quelle di rilevanza comunitaria.
È certo che il fotovoltaico possa essere incrementato, ma non mancano aree più idonee come capannoni nei nuclei industriali, parcheggi di centri commerciali, tetti di edifici pubblici, aree degradate e dismesse che potrebbero essere utili in questo modo senza aggravio sulle aree naturali, oltretutto producendo l’energia dove serve di più, riducendo la costruzione di nuovi caviddotti (altri aspetti da considerare).
Procedendo per assurdo, proviamo ad immaginare le possibili alterazioni ecosistemiche conseguenti all’istallazione di quest impianti.
La maggiore o minore esposizione a raggi solari delle acque di un bacino sicuramente produce delle alterazioni nelle acque che si trasformano in alterazioni della produzione di elementi di microfauna e microflora che possono (e in che misura dovrebbe essere ragione di analisi specifica) comportare variazioni nel regime alimentare di pesci e uccelli.
Prendendo ad esempio il caso del Lago di San Giuliano, Zona Speciale di Conservazione, AREA RAMSAR e riserva Regionale, caratterizzata da equilibri naturali molto particolari che garantiscono la presenza di habitat e nicchie ecologiche di specie vegetali ed animali rare, come ad esempio la lontra e il falco pescatore, in molti casi protette a livello nazionale e comunitario.
Si tratta quindi in sostanza di un’area protetta di grande valore che deve essere salvaguardata proprio da questo tipo di stravolgimenti nel rispetto delle normative esistenti.
Oltre agli effetti lacustri peraltro, vanno poi considerati gli effetti della realizzazione di cavidotti, con scavi, impatti sulle falde e acustici, trasporto di terre di scavo, effetti paesaggistici e tanto altro ancora.
È lapalissiano aggiungere che la Basilicata in quanto a produzione di energia, ha già sacrificato molte parti del suo territorio, e che sono ancora in fase di studio e discussione gli impatti che tale “impegno” comporta sull’ambiente lucano, quello in cui vivono sia i cittadini lucani che le specie protette, e la cui integrità è di fondamentale importanza per il benessere di entrambi.
Concludiamo ribadendo che la Basilicata è una delle poche regioni virtuose, che produce più di quanto consuma (il 30%) con una rilevante quota di energia prodotta da font rinnovabili (87%), in prevalenza eolico (60%), e che pur condividendo che effettivamente il fotovoltaico potrebbe essere incrementato, ciò deve avvenire, come già detto, in aree idonee, non in aree protette, tanto meno in laghi limitrofi ad aree protette o connessi a bacini importantissimi come quelli del Sinni e del Bradano”.