Si è svolto, nei giorni scorsi, a Lamezia Terme un interessante convegno, organizzato dall’Associazione Nazionale dei Pedagogisti clinici (Anpec), sul tema “I Bisogni educativi emergenti – Risposte sinergiche tra Scuola – Territorio – Servizi”.
Tra i relatori il Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza di Basilicata, Vincenzo Giuliano.
Nel suo intervento, lasciato agli atti, tramite il presidente regionale Anpec, Salvatore Graziano, perché impossibilitato a raggiungere Lamezia, Giuliano:
“ha accolto con vivo interesse ed apprezzamento l’invito, in primo luogo, perché in esso è proposto un tema, quello della ’emersione di nuovi bisogni educativi’ che va collegato con il perdurante problema di quei bisogni formativi che, dentro la scuola come all’interno della nostra società, attendono ancora di essere affrontati e risolti per garantire alle nostre bambine, ai bambini e agli adolescenti la tutela, la protezione e la promozione dei loro diritti soggettivi, individuali e collettivi.
Il richiamo ai bisogni emergenti come ai bisogni, per così dire, già emersi si collega alla necessità che le risposte da dare debbano vedere la scuola pubblica non come una torre d’avorio arroccata nella difesa delle proprie mura ma come un centro di aggregazione delle risorse dello spazio sociale circostante, in un rapporto di reciproca collaborazione: una collaborazione che sia ispirata ai valori costituzionali della sussidiarietà, della differenziazione e della adeguatezza.
Temi questi che abbracciano un sistema molto complesso ed articolato di problematiche che rivestono grande attualità per il mondo dei minori e che si proiettano in una visione prospettica di grande interesse per il futuro della scuola pubblica nel nostro Paese.
Ma ancor più interessante mi appare il secondo tema, “Risposte sinergiche tra Scuola- Territorio-Servizi”, in quanto dalla presenza di vecchi bisogni e dall’emersione di nuovi si prefigura una risposta in termini di servizi che, nel mentre mira ad aprire la scuola sulle realtà presenti nel territorio, nello stesso momento richiama la corresponsabilità di tutta la società nei processi educativi delle nuove generazioni.
E questo incontro si presenta come il luogo di incubazione di un processo profondamente riformatore del sistema educativo e formativo dei nostri giovani, come un centro animatore di nuova condivisione di responsabilità ed operatività tra Stato e parti sociali, tra Istituzioni locali e risorse sociali, tra Scuola, famiglie e società, in funzione dell’unico e superiore interesse dei ragazzi e degli adolescenti; e si propone di costruire: ‘la Scuola pubblica nel territorio e per il territorio e il Territorio a sostegno della Scuola’, incontrandosi, dialogando fra loro, avviando insieme un cammino comune.
Da una parte quindi, la Dirigenza scolastica, a rappresentare la Istituzione pubblica, e dall’altra, le risorse professionali del territorio, nelle loro formazioni organizzate, le associazioni, il terzo settore, le parrocchie, gli oratori.
Con queste finalità “I Patti educativi di comunità” costituiscono gli strumenti operativi e programmatici che possono ravvivare il rapporto scuola-famiglia e animare e organizzare Scuole, Enti Locali, Istituzioni pubbliche e parti private ed anche singoli cittadini per operare sinergicamente in una formale alleanza educativa, civile e sociale, con l’obiettivo di assicurare a tutti gli aventi diritto, fanciulli ed adolescenti, i valori dell’educazione, dell’istruzione, della formazione e dell’orientamento all’inserimento lavorativo.
Fino ad oggi a livello nazionale, ci risulta che in Italia siano stati sottoscritti circa un migliaio di Patti e solo pochissimi nelle regioni meridionali e, per giunta, con scarsissime risorse finanziarie impegnate
Sul tema , poi, che gli era stato assegnato “ACCOMPAGNAMENTO ALLA FAMIGLIA NEL PROCESSO EDUCATIVO PER LA FASCIA D’ETÀ 0-6 ANNI ” il Garante Giuliano ha consegnato un disegno di legge, in materia di servizi educativi per i bambini di età compresa tra 0 – 6 anni, che prevede un sistema integrato di servizi educativi non solo gratuiti per tutti ma anche di qualità non disgiunto da una qualificata presenza di operatori (insegnanti, pedagogisti, psicologi).
L’obiettivo è di garantire a tutte le bambine e a tutti i bambini pari opportunità di sviluppo delle proprie potenzialità sociali, cognitive, emotive, affettive, relazionali superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, sociali e culturali; e sostenere la maternità e le pari opportunità nell’accesso al lavoro tra uomo e donna.
“I servizi all’infanzia e alla prima infanzia, ha concluso Giuliano, sono essenziali per le famiglie perché consentono ai genitori dei bambini di poter lavorare avvalendosi di una struttura professionale e specializzata (non una semplice guardiania) a cui affidare i propri figli.
Divenendo di fatto un supporto reale che affianca le famiglie nei loro compiti educativi, facilitando nello stesso tempo l’accesso della donna al lavoro e promuovendo la conciliazione delle scelte professionali e familiari di entrambi i genitori in un quadro di pari opportunità”.