I pendolari sono sempre stati costretti a una vita di attese, sia che si mettano al volante, sia che salgano su un treno.
È molto facile che ciò si verifichi sulle tratte ferroviarie che interessano la provincia di Potenza, a detta dei tanti che ogni giorno le percorrono.
A denunciare quanto accaduto è nuovamente un nostro lettore che ci aggiorna sulla situazione:
“Per quest’anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare”!
Piero Focaccia aveva ragione, perché cambiare quando hai trovato la giusta dimensione di gratificazione e soddisfazione?
Forse è proprio questo lo slogan che Trenitalia ha deciso, ahimè a nostra insaputa, di fare proprio e perpetuare anche per questo nuovo anno sulla ormai famigerata tratta ferroviaria Potenza-Foggia, utilizzata quotidianamente da lavoratori, personale docente, scolari e malata che, a differenza della logistica impassibile dei “binari slow”, si ostinano a tentare di dare un senso al tempo e a tutti i sacrifici che inevitabilmente sono costretti a fare per essere lì dove devono essere ogni giorno.
L’ennesimo ritardo di oltre 45 minuti, venerdì mattina alle 07:00 per il convoglio proveniente da Foggia e 50 minuti di ritardo per quello in partenza per Melfi hanno seminato nuovamente sconforto e panico tra i poveri malcapitati.
È inutile continuare con la cronaca dei disagi e con gli appelli rivolti a chi di competenza per cercare di garantire un servizio che sia quantomeno vicino all’idea di un servizio pagato. Proviamo a percorrere una strada alternativa;
anno nuovo, filosofia nuova! Proviamo a cambiare la prospettiva e il modo di guardare, da utenti, a questi imbuti cosmici alienanti e nella fattispecie proviamo a fare lo sforzo di passare concettualmente dal bicchiere mezzo vuoto a bicchiere mezzo pieno!
Mi spiego meglio.
Questo mondo ormai ipertecnologico e veloce non è più il posto giusto per la “lentezza” d’animo, di pensiero e d’azione; bisogna essere dinamici e iperattivi per riuscire a vivere le nostre giornate ormai piene di ogni sorta di impegni senza rischiare di restare dietro ed essere sorpassati a lavoro, a scuola, nei parcheggi, ai supermercati, nel traffico, dappertutto praticamente.
Tutto questo ritmo frenetico ripetuto sistematicamente per 300 giorni all’anno ha inevitabilmente il suo prezzo e alla lunga produce uno stato di ansia e stress generali che peggiorano la qualità di vita della gente e aumentano notevolmente la spesa sanitaria nazionale.
E in questo discutibile stato di cose che Trenitalia caccia l’asso dalla manica e ci viene incontro: i frequenti ritardi dei treni, se ben interpretati… pensateci meglio, possono diventare il punto di forza dell’intero viaggio per tutti noi nomadi di casa nostra;
50 minuti di ritardo alle 07:00 di mattina con 5 gradi di temperatura esterna possono diventare un regalo non richiesto, ma a questo punto gradito, per rallentare, per fermarci, per sederci ed aspettare, per chiamare gli amici delle scuole superiori che non vediamo da 10 anni, per prendere un caffè seduti, per stare tranquillamente in coda al call center delle nuove società energetiche o del CUP Basilicata e prenotare comodamente un elettrocardiogramma da fare l’anno prossimo, per leggere un giornale, per ascoltare musica, per fare la lista
della spesa, per ripetere meglio l’argomento dell’interrogazione a scuola, per meditare sui veri problemi che affliggono la nostra era, per spettegolare e rilassarsi sui social, per dire una preghiera, per fare qualsiasi cosa “lenta” che giovi a noi e solamente a noi in corpo e spirito!
50 minuti di ritardo concessi da Trenitalia che, con la nostra collaborazione, possono trasformarsi di colpo in una dolce coccola per il nostro benessere psicofisico; basta cambiare la prospettiva e il “miracolo salvifico” si concretizza nelle sale d’attesa.
Mi chiamo sempre Saverio come mio nonno ma, senza mancargli di rispetto, per questo nuovo anno ho deciso di evolvermi, di uscire dagli schemi retorici e sterili della protesta, di cambiare “mood” e vivere questi sacrosanti 50 minuti di ritardo, gentilmente concessi da Trenitalia, come la dimensione “slow” e rigenerante della mia giornata per imparare a prendermi più tempo per me e volermi più bene… a buon intenditori poche parole… perché una parola è poca e due possono essere troppe.
Buon viaggio a tutti!”.