Negli ultimi 5 anni in provincia di Potenza hanno chiuso 3317 esercizi commerciali solo in parte “compensati” dall’apertura di 1797 nuove attività.
Una situazione che è stata fotografata tanto nei grandi comuni quanto in quelli più piccoli dalla Confesercenti di Potenza.
Il presidente Prospero Cassino, che rappresenta anche Rete Imprese Italia Potenza, ha lanciato l’allarme:
“È ora a rischio il pluralismo distributivo italiano, una ricchezza per il Paese, e non solo. I piccoli negozi specie da noi dove esistono comuni persino con poche centinaia di residenti, in grande maggioranza persone anziane rappresentano da sempre vere e proprie ‘cinture di sicurezza’, ancore di protezione sociale. Costituiscono un presidio urbano costante nel territorio, contribuendo a rendere le strade più sicure e protette dal degrado urbano e dal disagio sociale”.
Le più vulnerabili sono le famiglie colpite nella disponibilità del reddito, nella capacità e nella composizione dei consumi, nella solidità finanziaria e nell’accesso al lavoro.
Il crollo del potere d’acquisto ha ridotto la spesa media: 2.489 euro nel 2014, 160 euro in meno al mese rispetto al pre-crisi. Si consuma lo stresso necessario: istruzione, casa, bollette.
E si spende solo per lo stretto necessario, come l’istruzione, le bollette, la casa.
Gli altri settori hanno subito un vero e proprio crollo, con una diminuzione della spesa per abbigliamento e calzature (-28,8%), ristorazione (-12,6%), mobili e servizi per la casa (-20,8%), spettacoli e cultura (-22,4%).
Il tasso di insolvenza delle famiglie è saltato dal 4,5% del 2011 al 6,1% del 2015. Mentre la disoccupazione quasi raddoppiava, dal 6 all’11,9%.
Tra 2011 e 2015 i prestiti alle imprese sono scivolati giù del 20,9%, circa 190 miliardi in meno, in media 31 mila euro di credito “sottratto” per ogni attività.
Peggio ancora il comparto edile (+20% nel quinquennio e quasi +30% nel solo 2015). Meglio terziario (+8%, raddoppiato) e manifatturiero (+14,4%). Tantissime imprese hanno chiuso i battenti.