Vulture-Melfese, Diga del Rendina: “il mondo agricolo ha guadagnato una certezza per il futuro”. Ecco cosa sta succedendo

“La crisi del settore agricolo.

Le incertezze sul potabile.

A valle di una crisi cui non è estranea la Basilicata, serbatoio del Mezzogiorno, al pari di altre regioni del Sud, anziché inscenare fantasiose gigantografie di improbabili e oltretutto fantasiose ricostruzioni, è fatto dovere di verità, impegno e realtà.

Da parte di tutti e di ognuno”.

Lo dichiara Donatella Merra, già assessore a guida delle infrastrutture ed ex consigliere regionale.

Spiega Merra:

“Partiamo dallo Schema Basento-Bradano: il collegamento tra le due grandi dighe di Acerenza e Genzano costituisce il vero anello mancante di questa catena.

Due le grandi opere, entrambe appaltate nel 2023.

Nessun affidamento d’urgenza sul primo appalto, 9 mln di euro per l’adduttore tra le due dighe.

I lavori sono stati aggiudicati a luglio 2023.

È intervenuto un ricorso al TAR conclusosi nelle settimane precedenti, ricorso vinto peraltro da una impresa lucana.

A quest’ultima sono state trasferite le opere.

Così come è stato aggiudicato nel 2023 il ripristino della galleria tra le due dighe, per 11,5 mln di euro.

Queste due opere, insieme alle rivalutazioni sismiche in corso su entrambe le dighe, completano lo schema Basento-Bradano e consentiranno finalmente anche al Distretto del Marascione, noto alle cronache, completato da un decennio, di recuperare la sua originaria funzione e al Distretto G (anch’esso già appaltato) di essere operativo qualora auspicabilmente completato.

La vera sfida, taciuta nella sua straordinaria urgenza resta su questo schema lo sfangamento della Camastra e la connessione di questa con la traversa di Trivigno, già progettate, su cui è stato richiesto il finanziamento e che risanerebbe definitivamente il deficit idrico anche nell’hinterland potentino.

Ma andiamo a quella che, da figlia di nessuno, è diventata saggiamente la madre di tutte le battaglie.

Schema dell’Ofanto, Diga del Rendina.

Una storia vera.

Nel 2019 era avviato il processo di abbandono ed ufficiale dismissione.

Nel 2020 il primo studio geofisico che scongiura questo scenario e ne delinea fasi e soluzioni per l’invasamento.

Segue Il vero progetto di recupero.

Il primo finanziamento PNRR per 50 mln.

Il Ministero approva il progetto in via definitiva il 14 settembre 2023.

È appaltabile.

Per una volta, più strategici e veloci dei Pugliesi che chiedevano nel frattempo il raddoppio delle canne del Sinni; il progetto approvato ed appaltabile rientra nel piano invasi nazionale e viene finanziato anche il II lotto per un totale, tra PNRR e fondi nazionali, di 113 mln di euro, ad oggi l’opera più complessa ed importante inserita nel piano invasi per il Sud.

Abbiamo vissuto una fase, dopo il Covid, seconda solo alle grandi sfide messe in atto dalla Cassa per il Mezzogiorno negli anni della grande ripresa economica degli anni ’60.

Certo, lì eravamo tutti più folli e visionari e, sicuramente, anche meno meschini.

Ma non siamo stati da meno.

Abbiamo raccolto guanti di sfida, sinergici e solidali con le istituzioni, come l’Autorità di Distretto dell’Appennino Meridionale, che hanno fatto della distribuzione e dell’approvvigionamento idrico la sfida dell’ultimo decennio, caratterizzato dalle grandi e incontrollabili carenze idriche.

E allora maghi e profeti lascino il posto a chi questa vicenda l’ha sostenuta, attraversata, vissuta fino alle estreme conseguenze, consapevole che la nostra regione prima del “bonus” acqua dovesse appropriarsi orgogliosamente e responsabilmente del ‘bene’ acqua.

Ma se il mondo agricolo ha guadagnato una certezza per il futuro ovvero che entro la fine del 2026 la risorsa idrica di questo territorio sarà finalmente e nuovamente al servizio della collettività, occorrono nondimeno certezze per il presente, a cominciare dai ristori certi ed immediati per le perdite di profitto e produzione acclarate in questa stagione rovente.

Il centro-destra e il Presidente Bardi hanno sicuramente l’autorevolezza per far prevalere lo scenario migliore, quello all’altezza delle esigenze dei lucani.

Sulle risorse strategiche, idriche e non solo, la Basilicata non sarà mai quella con il cappello in mano e si prenderà quel ruolo da protagonista assoluta sul palcoscenico nazionale che le spetta di diritto.

Come ha dimostrato sinora al tavolo delle scelte strategiche sulle grandi opere.

Nella certezza che con questa acqua si spegnerà anche il fuoco delle polemiche, delle ansie e delle inquietudini di quanti trasfigurando la realtà provano ad intestarsi anche le piramidi d’Egitto”.