Riceviamo e pubblichiamo una nota di Peppino Brescia, ex parlamentare e già sindaco di Melfi:
“Mercoledì scorso 16 ottobre 2024, ho assistito nell’aula consiliare di Melfi all’audizione, tra gli altri, del direttore generale dell’azienda ospedaliera San Carlo e del direttore del dipartimento di Cardiologia.
Un incontro giunto a seguito di denunce e preoccupazioni di medici e loro associazioni, di operatori sanitari, di tanti cittadini, circa la soppressione delle guardie cardiologiche notturne e il depotenziamento in atto del presidio ospedaliero di Melfi.
Ho ascoltato dai dirigenti del San Carlo motivazioni e giustificazioni assolutamente inaccettabili, per altro espresse anche con un pizzico di arrogante cinismo.
Si è detto, nella sostanza, che le guardie cardiologiche notturne soppresse sono inutili e che gli stessi cardiologi non sono disponibili a farle perché di notte si sentono inutilizzati. Possono svolgere al meglio la loro attività di giorno.
Tali affermazioni dei responsabili regionali sarebbero giustificate dalla casistica e quindi, siccome sono pochi i casi di urgenza cardiologica notturna o festiva, si può tranquillamente farne a meno. Anzi, secondo il direttore generale, le guardie cardiologiche notturne ancora in atto o pregresse presso i tre ospedali sede di Pronto Soccorso Attivo – Melfi, Villa d’Agri e Lagonegro – rappresenterebbero una spesa inutile, ingiustificata e da non ripetere.
Sempre a detta della direzione strategica aziendale del San Carlo, in caso di urgenza cardiologica notturna, provvedono i medici del pronto soccorso e poi i pazienti vengono trasportati a Potenza con le autoambulanze del 118, anche se non sempre con il medico a bordo (cioè pazienti assistiti solo dagli infermieri).
Durante l’audizione, ho appreso che a ottobre nell’ospedale di Melfi sono ben nove le notti non coperte dalla guardia cardiologica.
E certamente non per responsabilità dei 4 cardiologi rimasti in servizio presso il reparto! Ricordo che fino a due anni fa, la Cardiologia di Melfi poteva contare su almeno 8 cardiologi con il primario.
Ovviamente, alla luce delle cose dette mercoledì scorso, le 9 notti scoperte di guardia notturna e festiva non preoccupano il direttore Spera e il responsabile del Dipartimento. Tanto da non prevedere neanche una pronta disponibilità notturna sostitutiva.
Noi poveri essere mortali di tutta l’area nord della Basilicata, invece, siamo più che preoccupati. E non certo per lanciare ingiustificati allarmi tra le popolazioni, come asserito dai dirigenti del San Carlo.
Le preoccupazioni per la salute dei cittadini del Vulture – Melfese sono state espresse da medici, da operatori sanitari, da chi opera nei pronto soccorso, dai sindacati.
E nessuno pensi di buttarla in politica, perché qui non è un problema di destra o sinistra. Nell’aula consiliare di Melfi ho visto preoccupati sia i consiglieri di opposizione e sia quelli di maggioranza.
Stiamo parlando della salute delle persone, anche di una singola persona che potrebbe morire se non assistita in tempo. Ed al momento, di emergenza cardiologica si muore, purtroppo.
A tutto ciò si aggiunga che attualmente le ambulanze del 118 sono quasi tutte completamente sprovviste di medici.
Perciò, fino a quando non avremo una vera rete di emergenza intra ospedaliera e extra ospedaliera, una rete territoriale sicura, ramificata, capillare e funzionante, l’emergenza cardiologica anche notturna si affronta con i cardiologi ospedalieri e, se sono pochi, si attivano tutte le strade percorribili, compresa quella dei gettonisti, fino a quando non si incrementeranno gli organici.
Infine, il direttore generale ha provato a tranquillizzare dicendo che le soppressioni in discussione non sono un depotenziamento dell’ospedale.
Io mi permetto di ricordargli che il depotenziamento è in atto da tempo, con il declassamento della Cardiologia, della Radiologia, del Laboratorio Analisi, trasformati da Unità Complesse con primario autonomo a Unità Semplici con primario a Potenza. Il depauperamento si è avuto con la chiusura del reparto di Otorinolaringoiatria e, addirittura, oggi non esistono nemmeno le visite ambulatoriali.
Mi permetto di ricordare che l’Ortopedia e Traumatologia di Melfi si è retta fino ad ora con soli due medici e che non credo che il primario Cuomo vada via perché senta la nostalgia della sua terra natia.
Quando si dice questo, si dimostra di sottovalutare il problema.
Da anni il dott. Cuomo risiede in Basilicata, apportando un grande contributo alla sanità pubblica lucana.
La sua partenza metterebbe a rischio tutto il lavoro fatto in questi anni da lui e dai suoi collaboratori, anche in termini di entrate finanziarie da altre regioni.
Si discuta anche di questo nel prossimo incontro a Melfi con l’assessore regionale Latronico. Questo territorio è punto di riferimento economico, sociale, sanitario, culturale, per più di centomila abitanti, oltre che per i cittadini delle regioni limitrofe. Si coinvolgano tutti i sindaci dell’area nord della Basilicata ed anche dei comuni contermini dell’Irpinia e della Puglia.
Come si è dimostrato in questi anni, la riorganizzazione ospedaliera e di medicina territoriale prevista dalla negativa legge regionale del 2017 non ha funzionato.
Si metta mano, quindi, al nuovo piano sanitario regionale, cancellando la legge 2/2017, si potenzi il 118 creando una rete capillare, ramificata e collaudata e nell’attesa non si facciano sperimentazioni sulla pelle dei cittadini”.