Auto aziendali: dal 2025 più tasse da pagare, in calo acquisti e nuove immatricolazioni. Ecco cosa aspettarsi

È ancora polemica per le novità che il governo Meloni ha inserito nella Legge di Bilancio sulla tassazione delle auto aziendali, quelle che i dipendenti possono utilizzare per uso promiscuo (e quindi anche nella vita di tutti i giorni, per motivi diversi esterni al lavoro).

La Manovra è intervenuta con una riforma del sistema vigente: se prima il valore dei veicoli a scopo fiscale veniva calcolato sulla base delle emissioni, adesso si guarda al tipo di mezzo.

Quelli più ecologi vengono tassati meno, quelli più inquinanti di più.

Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Come spiega skytg24, l’uso promiscuo di un’automobile aziendale da parte dei dipendenti ricade nell’ambito dei fringe benefit, cioè beni e servizi integrativi della retribuzione.

Il punto è che non vengono tassati solamente fino a una certa soglia: l’esenzione fiscale – salvo eccezioni particolari – si ferma in linea di massima a mille euro per tutti i lavoratori dipendenti, ma sale a 2mila per chi ha anche figli a carico.

Le nuove regole sulle automobili, secondo le voci più critiche, vanno a rendere più difficile restare entro la soglia fuori dalla tassazione di mille o di 2mila euro.

Di fatto, tassando di più quelle a benzina o diesel, rispetto alle elettriche o alle ibride, si va a rendere meno vantaggioso per i lavoratori l’utilizzo delle auto aziendali.

Per i contratti stipulati a partire dal 1°gennaio 2025, per le auto alimentate a diesel o a benzina, la Legge di Bilancio fissa una tassazione al 50% dell’importo che corrisponde a una percorrenza convenzionale di 15mila chilometri, come desunta dalle tabelle annuali ACI, con effetto che scatta dal periodo d’imposta successivo.

La percentuale si abbassa fino al 20% per i veicoli elettrici ibridi plug-in, sulla base del presupposto che sono meno inquinanti di quelli a benzina o diesel.

Si scende ancora fino al 10% per i veicoli completamente elettrici, i meno inquinanti di tutti gli altri

Fino al 31 dicembre 2024, come detto, si prendevano a parametro le emissioni effettive e non il tipo di alimentazione dei veicoli:

  • 25% del costo chilometrico per le fasce di C02 di 0-60 g/km;
  • 30% del costo chilometrico per le fasce di C02 di 61-160 g/km;
  • 50% del costo chilometrico per le fasce di C02 di 161-190 g/km;
  • 60% del costo chilometrico per le fasce di C02 da 191 g/km in su.

Al di là dell’impatto sulla tassazione dei fringe benefit di ogni dipendente che ha in uso un’auto, c’è chi – come la testata di settore Quattroruote – fa notare come la nuova normativa potrebbe contribuire a mettere in crisi un settore già in forte affanno come è quello dell’automotive.

Le regole scattano solamente per i contratti stipulati a partire da quest’anno e quindi si presume che molte aziende preferiranno la proroga dei contratti vecchi invece che siglarne di nuovi.

L’Aniasa – Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital – sottolinea come si rischia che le nuove immatricolazioni legate al noleggio di automobili si abbassino del 30%, cioè di circa 60mila unità.

Gli acquisti diretti dovrebbero invece calare del 20%, per un totale di 15mila mezzi in meno.

Contando che già nel quarto trimestre 2024 i noleggi auto sono scesi quasi del 21%.

Secondo Aniasa e Dataforce:

“In attesa di conoscere l’effettiva applicazione del nuovo sistema di calcolo del fringe benefit e di una decisione dell’UE in merito alle multe per lo sforamento dei limiti di emissioni nelle nuove immatricolazioni, è quasi impossibile prevedere come sarà l’andamento del mercato dell’auto nel 2025”.

Le ipotesi principali sono due: una pessimista mantenendo le sanzioni (worst scenario) e una che prevede l’annullamento delle multe (best scenario)

L’ipotesi migliore vede un mercato che si aggira sulle 341mila nuove immatricolazioni, con una contrazione dei volumi pari al 3,1%.

Nel dettaglio, spiega Aniasa:

“La flessione sarebbe appena più contenuta per le autovetture, -3% (per un volume di 280.500 targhe, circa 8.700 in meno), e una flessione del 3,7% per il settore dei veicoli commerciali leggeri (60.600 immatricolazioni, con un calo di circa 2.300 unità).

In crescita il noleggio a breve termine: +6% 110.700 immatricolazioni.

Lo scenario peggiore riporterebbe invece il comparto automotive ai livelli del 1975, ossia al periodo della prima crisi petrolifera, delle targhe alterne e delle domeniche a piedi.

In questa ipotesi, a fronte di un volume complessivo pari ad appena 1.109.000 nuove targhe in Italia (rispetto a 1.623.000 del forecast più favorevole), il noleggio a lungo termine “produrrebbe un volume di nuove targhe attorno a 227.000 unità (-35,4% sul 2024), con una contrazione del 35% per le autovetture, a quota 188.000 immatricolazioni, e una del 37,4% per i veicoli commerciali leggeri (poco più di 39.000 targhe)”.

Meglio il noleggio a breve termine: -27,9% 75mila immatricolazioni.