La visita a sorpresa nel cuore della notte del sindaco di Melfi, Livio Valvano, assieme a Carabinieri e funzionari dell’Arpab presso l’inceneritore ex Fenice di San Nicola di Melfi continua a far discutere.
Il termovalorizzatore non ha mai fatto dormire sonni tranquilli alla comunità del Vulture-Melfese che da anni porta avanti una battaglia in difesa della salute e dell’ambiente.
Il sindaco di Melfi, in seguito al blitz notturno, ha dichiarato:
“Abbiamo riscontrato una serie di anomalie nella gestione dell’impianto che necessitano approfondimenti e per questo ho presentato un esposto.
Continueremo a vigilare”.
La battaglia contro Fenice nasce negli anni ’90, con una serie di manifestazioni di protesta contro la realizzazione dell’impianto che però non portarono a nulla di fatto.
Negli ultimi tempi le notizie di inquinamento di una certa rilevanza sono diventate sempre più frequenti coinvolgendo non solo l’aria ma anche terreno e falde acquifere.
Un dramma finito nelle aule giudiziarie con ricorsi, condanne eccetera.
Qualche giorno fa la magistratura si è espressa chiedendo una condanna per l’ex dirigente Arpab Sigillito e altri funzionari dell’ente, dell’impianto e della Regione. La motivazione? Disastro ambientale, omissione d’ufficio e favoritismi.
Di tutt’altro parere il Tar che aveva invece accolto il ricorso della società Rendina Ambiente, che gestisce attualmente l’impianto, secondo cui non ci sarebbero prove di un inquinamento consistente.
E sempre il Tar aveva annullato una serie di prescrizioni inserite nell’autorizzazione integrata ambientale.
Ma le preoccupazione non è solo di natura ambientale.
Già perché all’interno dell’impianto ci sono una serie di lavoratori che temono per il loro futuro, come già denunciato da esponenti politici e dai sindacati.
Vedremo quali saranno i successivi sviluppi nei confronti di una situazione che da troppi anni continua a preoccupare la cittadinanza.