E se vi dicessero che a breve la vostra carta di identità sarà biodegradabile e si trasformerà in un fiore?
No, non è uno scherzo, ma una nuova frontiera dello sviluppo smart e green della pubblica amministrazione italiana.
Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, come riporta quifinanza hanno messo a punto una nuova generazione di carte di identità biodegradabili per ridurre l’utilizzo della plastica e di altri materiali altamente inquinanti. Con risultati sorprendenti.
Il progetto punta a mantenere elevati standard di sicurezza contro la contraffazione, garantendo anche resistenza all’usura e compatibilità con i processi produttivi esistenti.
Ma vediamo come si sta per trasformare il documento di riconoscimento più famoso in Italia.
La carta di identità, dunque, diventa bio, con l’obiettivo di arrivare a ridurre in modo consistente la dipendenza dalle plastiche fossili e a promuovere un’economia circolare più responsabile.
Dopo due anni di ricerca, è stato sviluppato un supporto innovativo composto da polimeri biodegradabili derivati da biomasse, come l’amido di mais.
La tessera, presentata il 5 marzo scorso alla fiera Integraf di Milano e creata da Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, è costituita principalmente da acido polilattico (PLA), trattato con processi fisico-chimici per garantire le caratteristiche richieste.
La sua produzione avviene tramite termofusione di strati diversi, ognuno con una funzione specifica: dall’alloggiamento del microchip alla protezione contro la contraffazione.
L’innovativa card Bio-based è:
- eco-friendly: realizzata con materiali biodegradabili, compostabili e riciclabili ottenuti esclusivamente da fonti rinnovabili;
sicura: è a prova di manomissione, grazie a elementi di sicurezza avanzati incorporati;
- duratura: la sua durata è notevole e resiste all’usura quotidiana, rimanendo conforme agli standard del formato ID1.
I vantaggi sono tanti: i nuovi materiali sviluppati in laboratorio hanno un ridotto impatto ambientale, visto che nella loro produzione vengono impiegate energie rinnovabili al posto dell’utilizzo di risorse a base di petrolio.
Inoltre, i materiali a base biologica richiedono temperature più basse nei processi di produzione, da cui deriva anche un minor consumo di energia.
Infine, al termine del loro ciclo di vita, possono essere riciclati come plastica a temperature più basse rispetto alla plastica tradizionale e convertiti in compost per tornare alla natura.
Inoltre, la card Bio-based permette di riutilizzare gli stessi impianti e processi produttivi attualmente impiegati per la manifattura delle materie plastiche, rendendo quindi il processo di industrializzazione più facilmente scalabile.
I test in corso per certificare la biodegradabilità del materiale stanno dando risultati eccellenti: dopo 77 giorni in macchina di compostaggio, la card si degrada al 90,6%, superando il limite richiesto del 90% in sei mesi. E non è tutto.
La tessera biodegradabile ha poi semi di lino integrati in una “clear window”. L’idea è davvero rivoluzionaria: una volta scaduta la tessera, la carta potrà essere letteralmente piantata nel terreno e dare vita a dei fiori.
Insomma, un concentrato di tecnologia green che potrebbe rappresentare una svolta importante.
Pensate che ogni anno in Italia vengono emessi circa 17 milioni di documenti d’identità in formato tessera, con un impatto ambientale significativo: oltre 130 tonnellate di plastica utilizzate e smaltite in discarica al termine del ciclo di vita. I materiali impiegati finora, principalmente policarbonato e Pvc, impiegano da 100 a oltre 1.000 anni per degradarsi.