Un pubblico numeroso e attento ha ascoltato ieri sera la presentazione del nuovo libro di Giuseppe Lupo “La letteratura ai tempi di Adriano Olivetti” – Edizioni di Comunità – nella splendida cornice dei giardini del Palazzo Vescovile di Melfi.
Un evento organizzato dall’Associazione “Francesco Saverio Nitti”, rientrante nel Master in management della promozione e della creatività promosso da Philoikos e dalla Fondazione Nitti. e che ha visto la presenza, oltre che dell’autore, del professore Stefano Rolando, presidente della Fondazione Nitti (nonché ex capo delle relazioni esterne della Olivetti negli anni ’90), e della professoressa Maria Rosaria Monaco, moderatrice del dibattito.
La serata è stata introdotta da Gianluca Tartaglia, direttore dell’Associazione Nitti, e dal cancelliere don Ciro Guerra, che ha fatto gli onori di casa.
Un viaggio alla scoperta di una figura cruciale per l’Italia e che si inserisce nell’immediato dopoguerra per fiorire soprattutto durante gli anni del cosiddetto boom economico.
Olivetti era sì un industriale ma con in mente un progetto sociale che potesse ridefinire il rapporto tra fabbrica e città, tra imprenditore e operaio.
Ereditando l’azienda del padre Camillo, Adriano si è circondato negli anni di intellettuali e letterati che venivano assunti in azienda con il compito di vedere (e prevedere) il futuro oltre la tecnica, di dare un linguaggio ad una realtà che stava modificando nel profondo la società italiana.
Olivetti era insomma alla ricerca di una terza via, alternativa al capitalismo e al comunismo che in quegli anni sembravano essere le uniche scelte possibili.
Nel pieno della sua attività, l’azienda Olivetti ha ridisegnato la concezione dell’industria, esportando in tutto il mondo un marchio diventato iconico, grazie anche alle affascinanti pubblicità per le quali lavoravano artisti di fama internazionale.
Da Ivrea, punto di partenza dell’azienda, Adriano Olivetti pensò di esportare il modello al sud, costruendo ad esempio la bellissima fabbrica di Pozzuoli.
Ma Olivetti guardava soprattutto alla nostra terra e a Matera: qui egli vedeva la possibilità di realizzare la comunità “olivettiana”. Fu proprio grazie ad Olivetti che prese piede il sito della “Martella”, continuazione di una storia iniziata nei Sassi e che doveva rinnovarsi secondo nuove concezioni comunitarie.
La Basilicata aveva un posto privilegiato anche grazie ai rapporti stretti con due importanti figure lucane, Sinisgalli e Scotellaro, che collaborarono con Olivetti.
Il dialogo a tre voci degli ospiti intervenuti si è quindi strutturato su questa figura capitale per la storia d’Italia, proponendo anche paragoni con la situazione contemporanea, sul ruolo dell’operaio oggi e sulla sua identità, certamente “altra”, rispetto agli anni olivettiani.
Olivetti è stato uno dei pochi a mettere in comunicazione due realtà apparentemente così distanti, letteratura e industria: un’intuizione non puramente astratta ma concreta e vissuta soprattutto dalla realtà operaia.
Peccato che il sogno si sia interrotto.
Di seguito alcune foto scattate durante l’evento.