Le sofferenze dell’ospedale di Melfi – e dei suoi servizi – sembrano non finire mai.
Sta tornando a far discutere la chiusura della farmacia territoriale del nosocomio della città, con trasferimento di tutte le prestazioni all’ospedale di Venosa, naturalmente sempre a carico dei cittadini.
Cittadini che spesso sono pazienti oncologici o che hanno subito un trapianto, e che quindi dipendono totalmente dalla presenza del farmaco.
La chiusura della farmacia ha pertanto causato non pochi problemi.
Per i cittadini è un servizio di vitale importanza: Melfi – e tutto il territorio circostante – non può farne a meno.
Già nel mese di Giugno il sindaco Livio Valvano, seguito a ruota dall’assessore regionale Francesco Pietrantuono, aveva dichiarato l’apertura della farmacia nel giro di una settimana.
Ad oggi invece del servizio nemmeno l’ombra.
Nel complesso disegno della riforma sanitaria occorre fare una precisazione: la farmacia di Venosa è una farmacia territoriale, mentre quella di Melfi diventerebbe ospedaliera, quindi rivolta esclusivamente alle prestazioni che avvengono all’interno della struttura.
Quindi un cittadino oncologico che ha bisogno di un preciso farmaco in teoria dovrebbe recarsi a Venosa.
Da qui le numerose richieste di correggere questa grave mancanza e consentire che anche la farmacia dell’ospedale di Melfi restasse territoriale.
Il presidente e i dirigenti sanitari, che più volte sono stati sollecitati anche dalle forze politiche tra cui il PD e M5S nel risolvere definitivamente la questione, hanno promesso di mantenere il servizio.
Ma come mai questo ritardo?
Problemi burocratici secondo alcuni, rimbalzi di responsabilità ai piani alti per altri.
Dopo l’annuncio della riapertura a Giugno, la nuova data dovrebbe essere fissata a fine Agosto.
Sarà la fine di questa incresciosa vicenda dove a rimetterci sono sempre i cittadini?