Il consigliere di minoranza del Comune di Melfi, Alfonso Ernesto Navazio, capogruppo del Movimento Noi per Melfi, è intervenuto in merito alla questione del Punto Nascita dell’ospedale cittadino secondo cui, nonostante le rassicurazioni delle istituzioni, continua ad essere un elemento a rischio chiusura per il Ministero della Salute.
Ecco cosa ha dichiarato Navazio:
“Ci risiamo.
Il silenzio può essere peggio delle menzogne e sulla questione reparto di ginecologia dell’ospedale di Melfi non sono mancati né l’uno né le altre. In pochi sanno che dal 2015 il reparto di ginecologia del nostro ospedale opera in regime di deroga, una deroga temporanea concessa dal Ministero della Salute nelle more della presentazione da parte della Regione Basilicata di una dettagliata relazione idonea a dimostrare le ragioni del mantenimento di un punto nascita che, negli anni, ha perso quei requisiti minimi di funzionalità ed efficienza richiesti dall’Accordo Stato Regioni per il suo mantenimento.
In pochi sanno che nonostante il susseguirsi di inaugurazioni e rassicurazioni, di cui oggi capiamo meglio le ragioni, continua a rimanere invariata la posizione del Ministero circa il diniego di ulteriori deroghe (in relazione alla richiesta … omissis…. Si esprime parere sfavorevole alla persistenza in deroga del Punto Nascita dell’Ospedale di Melfi). In pochi sanno che il parere sfavorevole è stato anticipato, dal Ministero della salute alla Regione Basilicata in un convegno a Maratea già a metà Maggio 2017, ufficialmente trasmesso agli uffici regionali competenti a fine Maggio.
In pochi sanno che il documento è stato tenuto rigorosamente segreto. In pochi sanno che il Ministero della Salute intende monitorare la questione giorno dopo giorno considerata l’inerzia della Regione medesima.
Bene, finalmente la verità è venuta alla luce: si è perso troppo tempo, troppo lunghi sono stati i tempi delle ristrutturazioni (ancora non terminate), troppo lunghi i tempi delle assunzioni di nuovo personale (ancora temporanee). Un cane che si è morso la coda.
La classe politica regionale e con essa quella locale, hanno ognuna la propria responsabilità.
Quella regionale non ha saputo prevedere e governare i processi di cambiamento in atto. Non ha saputo intervenire con la dovuta tempestività quando era necessario per arginare i flussi migratori delle ‘gravide’ del nostro territorio verso strutture ospedaliere delle vicine regioni. Flussi migratori (circa 280 nell’anno 2015) di pazienti che non hanno visto nella ‘loro’ struttura quelle garanzie di sicurezza e di comfort che si cercano quando è a rischio la propria salute: reparto con standard operativi, tecnologici e di sicurezza adeguati, presenza di guardia attiva 24 ore su 24, di anestesista, di ginecologi, di ostetriche, di neonatologi. Quella locale ha ritenuto meglio assecondare, per necessità (campagne elettorali in corso) o per omologazione politica (stesso governo di centrosinistra), quella regionale piuttosto che denunciare con forza ciò che stava succedendo e a cui saremmo inevitabilmente andati incontro.
Intanto a Melfi continua la situazione di precarietà, e l’ultimo episodio di cui si racconta, secondo cui sarebbe stato necessario un trasferimento d’urgenza a Potenza per una partoriente con problemi post parto (cesareo) piuttosto gravi, nonostante un reparto venduto come ultra efficiente ma in realtà ancora pieno di criticità, una tra tutte l’ingresso dei visitato è già dimissionario?) proveniente dal S. Carlo, la dice lunga sullo stato di effettivo recupero della funzionalità del reparto.
Manca una seria programmazione ed una capace cabina di regia con la conseguenza di avere personale che o fugge appena può o lavora con scarsa motivazione.
Ora, più che mai la Regione deve delle risposte, risposte precise che, di fronte alla incontrovertibile decisione del Ministero della Salute, di revoca della deroga al mantenimento del punto nascita presso il nostro ospedale e alla situazione di fatto che quotidianamente si vive, dica ai cittadini di quest’area se, nonostante il diniego del Ministero, si farà carico a proprie spese e sotto la propria responsabilità del funzionamento in sicurezza del punto nascita di Melfi secondo gli standard richiesti ed i tempi entro cui ciò avverrà, senza che il calo ulteriore dei “numeri” possa in futuro essere la giustificazione alla decisione di una sua definitiva chiusura.
In nome della trasparenza a cui i cittadini hanno diritto, sarebbe anche opportuno pubblicare tutti gli atti e le interlocuzioni avute con il Ministero (la relazione della nostra Regione a difesa del mantenimento della deroga, per esempio) sarebbe segno di onestà e responsabilità.
Chiedere ciò, si badi bene, significa mostrare ancora una volta il nostro rispetto per le istituzioni competenti affinché possano farsi percepire dai cittadini come interlocutori seri ed affidabili. Diversamente non avremo nessuna difficoltà a pubblicare gli atti e le interlocuzioni di cui sopra e nessuno si azzardi a darci del “terrorista” perché in questa vicenda il ruolo grave ed inaccettabile è solo quello del carnefice (chi esegue una sentenza di condanna a morte, giustiziere, boia. – cfr. dizionario on line Treccani-)”.